Le vicende personali di un calciatore non dovrebbero mai interferire con la sua vita professionale poiché il rischio di un calo di prestazioni e di un’ondata di polemiche è sempre in agguato. E’ il caso di Granit Xhaka, diciannove anni, ufficialmente svizzero, ma dalle evidenti origini albanesi. Per un calciatore con la doppia nazionalità il momento più difficile si manifesta ovviamente nel momento in cui le squadre delle due nazioni si affrontano, oltretutto in una partita ufficiale.
E’ accaduto nel match di questa settimana tra Svizzera e Albania, valevole per le qualificazioni ai Mondiali 2014, nel quale il ragazzo ha mostrato un atteggiamento ambiguo, che, di fatto, ha sollevato molte critiche. A pochi minuti dalla fine, infatti, sul punteggio di 2 a 0 in favore della nazionale elvetica, il ragazzo si è trovato tra i piedi un semplicissimo pallone, al limite dell’area piccola, completamente smarcato, a portiere battuto, una ghiottissima occasione che è stata incredibilmente gettata alle ortiche.
Solo un clamoroso errore involontario? Possibile, certo, ma le dichiarazioni del centrocampista sul suo profilo Facebook, subito dopo il match incriminato, fanno sorgere qualche dubbio. “In campo non sapevo come comportarmi – ha confessato il calciatore – Io mi sento completamente albanese, anche se i tifosi mi danno del traditore… “. I tifosi albanesi, dal canto loro, non hanno certo aiutato il loro connazionale a gestire la pressione, dato che lo hanno tempestato di fischi per tutti i novanta minuti, così come hanno fatto con Behrami e Shaqiri, anch’essi in possesso del doppio passaporto. Inoltre le dichiarazioni dello stesso Xhaka hanno incrementato la polemica. “Svizzera – Albania 2-0. E’ una gara in cui ho provato tante emozioni – continua su Facebook – C’erano momenti della partita in cui non sapevo cosa fare e come comportarmi. Per voi forse io sono un traditore, ma in ogni caso mi sento del tutto albanese”.
Nato in Kosovo da famiglia albanese, Xhaka il calcio però l’ha giocato tutto in Svizzera, dove è cresciuto. Ed è bastato un semplice controllo sbagliato in una partita che non aveva più nulla da dire, per riaprire quella che probabilmente è una vecchia ferita, un fatto personale che trascende la vicenda calcistica e ci deve far riflettere: mettere un pallone in fondo a una rete determina il nostro sentimento nazionale?