La fuga dei Top Player è, purtroppo, all'ordine del giorno; ormai quelli rimasti si possono contare su una mano. Solo quest'estate hanno detto addio Lavezzi, Ibrahimovic e Thiago Silva; tutti e tre hanno deciso di intraprendere l'avventura francese al Paris Saint Germain agli ordini di Carlo Ancelotti, rinunciando al fascino dell'Italia per i soldi dello sceicco Al Thani.
Un anno fa' era toccato a Samuel Eto'o e prima ancora a Mario Balotelli, entrambi sacrificati dall'Inter per risanare il bilancio. Sono passati due anni dall'ultimo Top Player acquistato (Ibrahimovic) e, almeno due delle tre strisciate, sembrano non intenzionate a ricominciare le spese folli conclusesi nel 2010. Allora come rilanciare il calcio italiano se i soldi scarseggiano?
La risposta è semplice, ma la vera difficoltà è riuscire ad attuarla; le nostre squadre dovrebbero cominciare ad investire sui vivai, tuttavia, la cosa sembra molto difficile, soprattutto perché la nostra mentalità prevede il raggiungimento immediato dei risultati senza pensare alla qualità del gioco espresso dalle squadre. Qui è la soluzione, quando non si può spendere, i Top Player si sostituiscono con progetti a medio-lungo termine, facendo crescere i nostri ottimi giovani. Tuttavia qualcosa sta iniziando a muoversi: una prova di ciò è l'impiego sempre più frequente di giovani, basti pensare all'ultimo trofeo Tim dove sono stati impiegati diversi prodotti della “cantera” di Inter, Juve e Milan; oppure si può riflettere anche sul fatto dell'aumento degli investimenti nel settore giovanile. Questa politica lungimirante è di sicuro la più fruttuosa. E poi chissà che tra 5 anni i Top Player potrebbero essere i vari Longo, Masi, Albertazzi…