Il Crotone sta vivendo la migliore partenza in campionato della sua storia, e non sembra avere voglia di fermarsi. I pregi di una squadra che pare essere imbattibile sull’onda dell’entusiasmo, nonostante sia costituita da molti giovani con pochissima esperienza.
Pitagora, noto filosofo greco che fondò la sua scuola a Crotone, credeva che la vera natura del mondo consistesse in un ordinamento geometrico esprimibile in numeri. Egli si serviva infatti delle cifre per spiegare i fenomeni più vari, e un ruolo fondamentale nell’identificazione del principio come numero era svolto dalla musica. Secondo i pitagorici la melodia nasceva dalla successione delle note con un ordine ben preciso che non poteva e non doveva essere alterato, ed era così l’armonia di tutto che permetteva al mondo di esistere.
Allo stesso modo il Football Club Crotone sembra una sorta di melodia, indecifrabile agli occhi degli avversari. Ogni giocatore svolge un ruolo fondamentale ed è un tassello indispensabile, come una nota all’interno di uno spartito. Si può anche ipotizzare che Ivan Juric, direttore dell’orchestra rossoblù da pochi mesi, abbia un pentagramma al posto del taccuino sul quale annota le sue sensazioni. Quest’ultime, con un occhio alla classifica e un altro al gioco dei calabresi, saranno sicuramente positive, considerato che il Crotone occupa le posizioni più alte e riesce a imporsi quasi sempre sull’avversario. Un gruppo di musicisti giovani e inesperti la cui perfetta coordinazione li fa sembrare dei virtuosi: c’è di certo da essere soddisfatti.
UMILTÀ E PAZIENZA: IVAN JURIC
Tra l’altro, lo stesso allenatore è un grande amante della musica, in particolare del Metal. È uno dei pochi appassionati a questo genere nel mondo del calcio, dove secondo il croato sono in pochi a capirne, anche a causa della vita che fanno. In un’intervista pubblicata dal mensile Rolling Stone quando giocava nel Genoa, disse che, una volta ritiratosi, avrebbe girato l’Europa per vedere tutti i festival in programma. A sentirlo, in quel confronto con il giornalista della celebre rivista, sembrava quasi fosse più appassionato alla musica che al calcio, finché non ha affermato che sarebbe disposto ad ascoltare Eros Ramazzotti per un mese intero pur di vincere il derby contro la Samp.
Ma la musica non è il solo interesse dell’ex centrocampista. Durante una chiacchierata con una tifosa genoana ha sottolineato il suo amore per la lettura e per il vino condiviso con altri due compagni dell’epoca: Omar Milanetto e Matteo Paro. È curioso come Juric sembri quasi porsi in secondo piano rispetto ai compagni: definisce Paro il più esperto di libri e Milanetto il miglior sommelier. La sua estrema umiltà è dimostrata dal fatto che, nella stessa chiacchierata, è certo di non essere la persona giusta per dare dei consigli a un bambino che, un giorno, vorrebbe diventare calciatore. Nonostante questo non fatica ad esprimere giudizi con estrema schiettezza: afferma infatti senza alcun ripensamento che Criscito, se non facesse il calciatore, sarebbe un muratore. Nello stesso video si parla anche di Raffaele Palladino, attaccante che da poco si è unito al Crotone.
Se non fosse allenatore, Juric, sarebbe un ottimo mental coach. “Bisogna stare molto sereni”.
Da calciatore Juric era un centrocampista centrale. Una sorta di leader silenzioso, abile in fase di interdizione ma un po’ meno in quella di impostazione. È stato definito uno dei pochi mancini senza tecnica dell’epoca, ma l’intelligenza tattica sopperiva alle sue carenze. Con la maglia del Genoa ha segnato una sola rete, con un pallonetto su Buffon, mentre ha esordito con la Nazionale nel 2009: troppo tardi per un classe ’75. In campo non dava troppa importanza ai comportamenti dell’avversario: la cosa che più lo infastidiva era “quando i compagni non si impegnavano per la squadra”. Questa dedizione al lavoro e grande amore per la maglia lo hanno reso sempre un elemento importante per ogni allenatore. Uno in particolare ha segnato la sua carriera: Gian Piero Gasperini. Quest’ultimo è stato suo allenatore fin dal 2003, prima al Crotone e poi a Genova, dove nel 2010 il tecnico piemontese ha lasciato la panchina e il centrocampista ha appeso gli scarpini al chiodo per entrare a far parte dello staff della Primavera del grifone. I due si sono poi rincontrati all’Inter e hanno successivamente lavorato insieme a Palermo e nuovamente al Genoa finché il croato non ha ricevuto, lo scorso anno, la chiamata del Mantova. Da Gasperini il giovane Juric ha ereditato non solo il modulo ma anche molti aspetti di gioco. In terra virgiliana è riuscito a trascinare la squadra al dodicesimo posto, utilizzando per lo più il consueto 3-4-3, modulo comunque rischioso quando non si hanno giocatori con le caratteristiche giuste.
Parallelamente, il Crotone non stava vivendo una delle migliori stagioni della sua storia. Dopo aver raggiunto i play-off con una squadra ben costruita e di ottimo livello, nel mercato successivo i vari talentini ritornati alla base non erano stati rimpiazzati al meglio, e Massimo Drago, attualmente allenatore dell’ambizioso Cesena, non era riuscito a replicare la grande cavalcata dell’anno precedente, rischiando la retrocessione fino alle ultime giornate. A fine maggio, quindi, Juric è subentrato a Drago. Essere l’allenatore del Crotone non deve essere certo un compito facile. È pur vero che, essendo una piazza lontana da pressioni, si può lavorare con estrema calma, ma serve grande abilità nel gestire un gruppo che si rinnova praticamente annualmente e sempre costituito da giocatori inesperti, alle volte addirittura all’esordio come professionisti. Gli squali recentemente si sono conquistati la fama di “chiocce” di giovani promesse. Con la maglia rossoblù, negli ultimi anni, si sono consacrati calciatori come il neo capitan futuro Alessandro Florenzi, l’aquilotto Danilo Cataldi, l’esterno viola Federico Bernardeschi e l’ala del Cesena Camillo Ciano. Allo stesso tempo hanno valorizzato anche giocatori come Mazzotta, Dezi, Gabionetta, Del Prete, Ligi, Bidaoui e Crisetig. Il duro lavoro nella ricerca dei migliori giovani da prendere in prestito li ha portati anche quest’anno a costruire una squadra zeppa di grandi prospetti.
(Minuto 1.26) La stoffa del campione c’era già allora
Come se non bastasse, per Juric non è stato l’inizio di stagione più facile di sempre. Il Crotone ha perso il suo capitano e bandiera, Antonio Galardo, che a trentotto anni suonati ha lasciato il calcio. Nonostante questo il mercato ha portato più di qualche nome interessante a centrocampo: Leonardo Capezzi dalla Fiorentina e Alessio Sabbione, fresco di promozione col Carpi, i casi più eclatanti. In difesa è arrivato il giovane Eloge Koffi Yao dall’Inter, mentre per l’attacco sono stati confermati Federico Ricci e Adrian Stoian, preso Ante Budimir dal Sankt-Pauli e Mamadou Tounkara in prestito dalla Lazio. La richiesta principale del coach balcanico è stato Matteo Paro, ex compagno di squadra e grande amico di Ivan Juric, che l’ha definito una sorta di fratello minore. La prima di campionato vede i pitagorici costretti a volare a Cagliari. Come prevedibile, la partita termina con una vittoria netta dei sardi e con una prestazione preoccupante dei calabresi. Ma, si sa, la pazienza è la virtù dei forti, e i crotonesi non ne hanno dovuta avere neanche tanta.
PARAGONI
Dall’esordio annuale in serie cadetta in poi, il Crotone ha iniziato a vincere ininterrottamente, imponendo il proprio gioco su qualunque campo, e riuscendo anche a sostare in vetta alla classifica per un paio di giornate, fino a raggiungere l’attuale secondo posto. Con sedici gol subiti sono la seconda miglior difesa, ma il dato non è per nulla preoccupante considerando che otto di questi gol sono stati subiti solo contro il Cagliari e il Pescara, le uniche due squadre che sono riuscite a battere gli squali. Sono invece trentaquattro i gol all’attivo: secondo miglior attacco.
I nuovi acquisti sono subito stati inseriti al meglio nel gruppo. Il 3-4-3 di Juric sfrutta il lavoro degli esterni di centrocampo in entrambe le fasi. I più utilizzati sono stati Mihai Balasa e Bruno Martella. Utilissimo alla causa dei rossoblù è Ante Budimir. Il Crotone non trovava da anni una punta che garantisse gol e continuità alla squadra: nelle ultime stagioni ci avevano provato Pettinari, Padovan e Beleck con scarsi risultati. Sulle ali offensive stanno offrendo grandi prestazioni i già rodati Stoian e Ricci, con Tounkara e Palladino pronti a subentrare in caso di necessità. Sta trovando anche maggiore continuità il crotonese Giuseppe Torromino, mentre nel reparto difensivo l’allenatore sta confermando quasi sempre gli stessi uomini: Claiton, Ferrari e Yao, con quest’ultimo che sta dimostrando grande maturità nonostante l’inesperienza. Infine, fiore all’occhiello della formazione pitagorica, Juric può scegliere di schierare a centrocampo due tra Capezzi, Paro, Sabbione, Salzano e Barberis.
Naturalmente, complici l’andamento sopra ogni aspettative del club cadetto, sono partiti subito i primi paragoni con società già sotto i riflettori da anni. Il primo, piuttosto prevedibile, e che Ivan Juric si porta dietro già da un anno, è quello con il Genoa del suo mentore, Gasperini. Lo stesso allenatore del Crotone si è detto fiero del paragone e ha colto per ringraziare ancora una volta il collega. Il secondo paragone, anche molto azzeccato, a opera di Menichini, è con la Fiorentina di Sousa. In realtà ci sono tante analogie con le due squadre citate. Entrambe come i calabresi sfruttano il gioco sugli esterni di centrocampo per mandare gli attaccanti al gol. Gasperini ha più volte affermato di sentirsi in uno stato d’ansia quando la sua squadra non è in possesso, e lo stesso sembra valere per Juric che applica un pressing organizzato alternato a momenti di attesa.
I pitagorici soffrono i tiri da fuori area: ben quattro dei gol subiti sorgono da calciate dalla distanza. È forse uno dei pochissimi difetti della compagine calabrese che sta dimostrando solidità e maturità, fedeli alla filosofia che vede la difesa come il miglior attacco e l’attacco come la miglior difesa: i centrali tendono a salire in alcuni casi, e sono riusciti a trovare la rete quattro volte in questo campionato (più uno in Coppa Italia, a opera di Claiton, contro la Ternana). Le grandi abilità dei difensori in fase di impostazione permettono al Crotone di far partire la sua manovra direttamente dai docili piedi di Yao e dai tocchi morbidi di Gian Marco Ferrari. Il primo, di proprietà dell’Inter, sta vivendo un grande processo di crescita, dimostrandosi uno dei migliori talenti della Serie B, ma non è il solo a essere migliorato alla grande in Calabria.
Uno dei fedelissimi dell’undici titolare di Juric, Ante Budimir, è letteralmente rinato in terra pitagorica. Se in Germania ha lasciato un ricordo amarissimo, non riuscendo a trovare alcuna rete con la maglia del Sankt-Pauli, con il Crotone ha già segnato nove gol in campionato e uno in Coppa Italia. In Coppa Italia? Sì, contro il Milan, a San Siro, e dopo aver fatto un tunnel a Cristián Zapata. Il croato, paragonato in patria allo juventino Mandukic e soprannominato dai tifosi rossoblù “il cigno di Zenica”, ha tutte le carte in regola per giocare in Serie A, e il prossimo anno potrebbe farlo anche con la stessa maglia che l’ha trasformato in un vero opportunista d’area dal grande fiuto del gol. Un’altra pedina fondamentale degli squali è l’esterno sinistro Martella, il cui rendimento è stabilmente ad altissimi livelli. La sua corsa inarrestabile lo ha esposto sotto i riflettori del grande calcio, e adesso ha come unico obiettivo quello di raggiungere la promozione con la maglia rossoblù che ogni domenica suda con grande dedizione e amore per squadra e tifosi. Se Budimir si sta distinguendo per il fiuto del gol, Martella ha già totalizzato otto assist, ed è attualmente il miglior assistman del campionato, alla pari con Farias.
COSA POSSIAMO ASPETTARCI?
Considerando che i pitagorici sono secondi in classifica al termine del girone d’andata, a meno uno dalla capolista e con sette punti di vantaggio sulla terza, il sogno promozione non può che essere considerato una reale possibilità. Se riusciranno a restare su questi livelli, è difficile che qualcuno riesca ad agganciarli. Le disponibilità economiche non sono elevate, e le probabilità che questo club possa restare in Serie A permanentemente sono pochissime. Certo è che, per il Crotone, il cielo non è mai stato più blu di così.
Articolo scritto da ale_mitro45 (Twitter: @ale_mitro45)
[Immagine presa da gazzetta.it]