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La storia di Simone Farina continua a far parlare ancora oggi, a distanza di mesi, da quando, agli inizi di scommessopoli, il giocatore romano denunciò una tentata combine che gli proposero, ma che, stoicamente, rifiutò. Ciò che fa discutere è che, ad oggi 12 Settembre, Simone Farina si trova senza un contratto professionistico.

 

Rispetto ad altri suoi più celebri colleghi svincolati, chiedersi come mai il buon Farina non abbia ancora una squadra, nemmeno la più sfigata della Lega Pro, è qualcosa di naturale. Il pensiero pratico vuole che, magari, nessuna squadra lo ritenga all'altezza tecnica di vestire qualche casacca professionistica, specie per un giocatore che ha girato in lungo e in largo tra Lega Pro e serie B. La mente "complottistica", invece, porta la discussioni su ben altri lidi.

Chi segue questo sport, non può non ricordarsi i servigi mediatici che Simone Farina ha ricevuto all'epoca dei fattacci. Forse anche un po' esagerati da un certo punto di vista, nel senso che in Italia se qualcuno scoperchia un pentolone bollente viene considerato un eroe, quando dovrebbe essere normale. Ma si sa che non è così. In tutti i casi, Farina divenne ospite d'onore in occasione della premiazione del Pallone d'oro e soprattutto fu convocato da Cesare Prandelli per una partita della Nazionale. Insomma, un giocatore, anzi, una persona in questo caso, premiata per aver smascherato alcuni infami. Ed è da qui, paradossalmente, che è cominciata la gara all'isolamento. Il Gubbio non gli ha rinnovato il contratto in essere e nessuna società, fin'ora, non si è sentita in grado di ingaggiarlo. Manco stessimo parlando di un boss della mafia.

Storicamente in Italia il problema è proprio questo; quando ti metti contro qualcuno o qualcosa di marcio, prima tutti ti acclamano, ti esaltano, e poi ti lasciano solo. Come forse è il caso di Farina. Ok che non stiamo parlando di un fenomeno del calcio contemporaneo, ma credo che un ingaggio simbolico, con stipendio basso, sarebbe veramente un bellissimo segnale nei confronti di chi sfrutta il calcio per le proprie porcate, oltre che un modo per non lasciare il ragazzo totalmente solo, come anche auspicato di recente proprio dal CT della Nazionale italiana. Chi sta vicino a lui sostiene addirittura che Simone stia pensando non solo di abbandonare il mondo del calcio, ma di cambiare totalmente vita, Paese. Uno Stato che prima l'ha innalzato nell'olimpo dell'onestà e poco dopo l'ha abbandonato al suo destino. Che non stiamo parlando di un fenomeno l'abbiamo compreso, ma questo calcio malato, anzi, direi terminale, ha bisogno di persone come lui, su questo non ci piove. Di certo, molto più di figuri che urlano la propria presunta innocenza in conferenze stampa parecchio discutibili, o anzichè ammettere la propria colpevolezza tirerebbero in ballo anche la loro madre, potessero.

Qualcuno giustamente mi potrebbe tacciare di essere eccessivamente complottistico, ma come disse l'eterno Giulio Andreotti, "spesso a pensar male, ci si azzecca". Quale sia la verità forse non lo sapremo mai, ma in tutti i casi, in bocca al lupo, Simone.