La vita di Socrates Brasileiro Sampaio De Souza Vieira De Oliveira, in una parola Socrates, indimenticato campione brasiliano passato da Firenze negli anni ’80 e morto di cirrosi due anni fa, sarà un film.
L’idea, del regista calabrese Mimmo Calopresti, è nata per le strade di Rio durante le manifestazioni contro i mondiali del 2014 nel giugno scorso e montate nel nome di una ribellione popolare che proprio nel fuoriclasse di Belém, ha trovato il suo perfetto emblema. Socrates, infatti, conosciuto come “il dottore” per la sua laurea in medicina, “il filosofo” per il suo nome ed “il tacco di Dio” per le sue abilità in campo, è stato un personaggio straordinario per il mondo del calcio, essendo sempre rifuggito alle gerarchie politiche e calcistiche.
Il padre Raimundo, benché non avesse studiato molto, lo chiama come il filosofo greco dopo aver letto La Repubblica di Platone e lo manda all’università, permettendogli di laurearsi in medicina. Inizialmente però Sócrates non esercita la professione, la sua vera passione è il calcio.
Inizia infatti la sua carriera sportiva nel Botafogo di Ribeirão Preto nel1974. Dal 1978 al 1984 milita poi nel Corinthians, di cui è anche capitano e dove vince tre campionati nazionali. Nel 1984 viene acquistato dalla Fiorentina per 5,3 miliardi di lire e dopo una stagione ritorna in Brasile, prima al Flamengo e poi al Santos, dove chiude la carriera nel 1988.
E’ stato capitano dei carioca nel 1982 e vicecapitano nel 1986: tuttavia l’Italia di Bearzot prima e la Francia di Platini poi, gli impediscono di vincere il mondiale.
Nel 2004 torna in campo per pochi minuti con il Garforth Town, squadra dilettantistica inglese, resa nota a livello mondiale proprio da quella fugace apparizione del campione brasiliano.
Socrates era dal punto di vista tecnico-tattico un centrocampista longilineo dotato di una visione di gioco notevole. Era inoltre propenso alla manovra d’attacco: avendo un tiro potente ed estremamente preciso era persino un ottimo realizzatore. La sua abilità nel palleggio gli consentiva di eccellere nelle verticalizzazioni, negli inserimenti da dietro, nei colpi di testa e di tacco.
Dopo aver abbandonato il mondo del futbol ritorna alla carriera da medico a Ribeirão Preto svolgendo parallelamente anche l’attività di commentatore sportivo per la tv brasiliana. Incide inoltre un disco, diventa impresario teatrale e si avvicina anche alla politica.
Nel corso del 2011 Socrates viene ricoverato più volte in ospedale per disturbi all’apparato digerente e intestinale, causati dall’abuso di alcol e sfociati poi, a settembre, in un’emorragia intestinale complicata da una cirrosi epatica in atto. Il 3 dicembre è nuovamente in ospedale a causa di un’infezione intestinale che ne provoca purtroppo la morte il giorno dopo. Socrates aveva previsto già tutto nel 1983 affermando: “Vorrei morire di domenica, nel giorno in cui il Corinthians vince il titolo”. Ed è scomparso proprio il 4 Dicembre 2011…il giorno in cui il Corinthians si è laureato campione nazionale…
Pelè disse di lui che ‘è stato il giocatore più intelligente della storia del calcio brasiliano’. Forse anche il ‘più rivoluzionario’. Come quando, in pieno regime militare nazionale, da capitano del Corinthians, si rese protagonista della cosiddetta democrazia corinthiana: “Io non ci tengo ad essere un campione di calcio, ma un uomo democratico ed un brasiliano democratico”, frase che il filosofo scrisse nei suoi diari. Quella è la chiave di volta per capire l’eccezionale autogestione dei calciatori che, con un sistema di votazioni interno e in collaborazione con lo staff tecnico, determinarono le proprie sorti da soli per tre anni non riconoscendo l’autorità dell’allenatore . Bisogna tener conto che in quel periodo il Brasile era sotto dittatura ed è facile intuire come questa situazione ebbe un impatto importantissimo sui tifosi e sulla gente.
Ed è proprio questo il lato del calciatore brasiliano che vuole raccontare Calopresti nel suo film: il suo temperamento fuori dal comune, il suo carisma e la sua capacità di idealizzare tutto, anche l’Italia che forse non fu mai quella che aveva immaginato. Il Belpaese degli anni ’80, in effetti, non era propriamente lo sfondo culturale e politico adatto perché un sedicente ‘uomo di sinistra e anticapitalista’ come lui soleva definirsi, si potesse esprimere umanamente e calcisticamente. Tuttavia, il fatto che sia ancora adorato a Firenze, conferma le sensazioni di Calopresti, partito in questi giorni per il Brasile per intervistare vecchi compagni di squadra e amici di Socrates. Passerà da Belém e da Rio, poi terminerà la sua esperienza a Firenze: un ping-pong tra Brasile e Italia per raccontare le tappe della vita di un dottore che avrebbe voluto ‘curare’ i mali del calcio e della società.