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Dušan Vlahović

L’attaccante della Juventus Vlahovic ha risposto alle domande dei Junior Member, raccontando aneddoti sulla sua infanzia.

Durante uno degli appuntamenti più attesi della stagione dedicati ai giovani tifosi bianconeri, Dusan Vlahovic è stato protagonista dell’incontro organizzato da Junior Reporter, l’iniziativa riservata ai Junior Member della Juventus. L’attaccante serbo ha risposto con grande disponibilità e simpatia alle domande di una ventina di piccoli fan, regalando curiosità, aneddoti e qualche sorriso.

Il primo tema toccato ha riguardato un ruolo molto diverso dal suo: quello del portiere. Alla domanda se avesse mai giocato in porta, Vlahovic ha risposto con sincerità: “Penso che sia un ruolo un po’ particolare, ma allo stesso tempo ci protegge tutti. Io non l’ho mai fatto, ma magari un giorno proverò”. Una risposta che ha suscitato l’interesse dei bambini, incuriositi dal punto di vista di un attaccante sul suo “opposto” in campo.

Parlando della sua infanzia, l’ex Fiorentina ha raccontato di aver iniziato a giocare a calcio a 8 anni, proprio come molti dei presenti, e di aver sempre preferito il pallone ai banchi di scuola: “A calcio, sicuramente. Mia madre però preferiva che andassi a scuola. Per un po’ ho fatto entrambi, poi mi sono concentrato sul calcio”. Parole che molti giovani calciatori in erba avranno trovato familiari.

Non sono mancate domande più leggere, come quella su eventuali gesti scaramantici prima delle partite. Vlahovic ha ammesso: “Non faccio nulla di particolare, forse metto prima il parastinco destro. Ma più che scaramanzia, è un’abitudine”. Tra i suoi idoli da bambino, spicca il nome di Cristiano Ronaldo, mentre sorprende l’assenza di Del Piero: “Non era il mio preferito”, ha detto con un sorriso.

Il serbo ha poi svelato la sua passione per altri sport, in particolare il basket e il tennis: “Prima del calcio giocavo a basket. Poi ho visto che tutti i miei amici giocavano a calcio, così ho chiesto ai miei genitori di iscrivermi anche io”.

Infine, una domanda più profonda ha chiuso l’incontro: come affronta i momenti di difficoltà, sia fisica che mentale? La risposta è stata semplice ma significativa: “Bellissima domanda. Ci sono tante cose che puoi fare, ma la medicina più efficace è fare gol”.

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