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STEFANO TACCONI

Dall’incontro con Padre Pio al dramma dell’Heysel, passando per il coma e la rinascita: l’ex portiere della Juventus Tacconi si confessa

Al Teatro di Buffalora, a Brescia, si è tenuta la presentazione del libro autobiografico di Stefano Tacconi, “L’arte di parare”. L’ex portiere della Juventus ha ripercorso, con grande sincerità e senza filtri, i momenti più duri della sua vita, dal coma al ritorno alla normalità, passando per episodi significativi della sua carriera calcistica. Le sue dichiarazioni, raccolte da Tuttomercatoweb, hanno emozionato il pubblico presente.

Tacconi ha ricordato il drammatico momento in cui ha rischiato la vita: “Sono stato preso per i capelli. Ho vissuto un periodo delicato, anche per la mia famiglia. Mia moglie si sentiva dire ogni giorno che potevo morire. Mio figlio mi ha salvato la vita praticandomi il primo soccorso. Dopo due anni di ospedali, tornare a casa è stata la mia vera cura”.

Profondamente legato alla fede, ha raccontato il suo percorso a San Giovanni Rotondo, dove si è affidato alle cure di Padre Carlo e ha trovato accoglienza e sostegno spirituale. “Mi hanno dato una casa in affitto per otto mesi. Mi hanno curato in modo straordinario”, ha detto Tacconi.

Non sono mancati i ricordi legati al calcio: dall’Heysel (“giocare quella partita ha evitato un massacro”) alla rivalità con Zenga (“ci siamo rispettati, ma lui sapeva che ero più forte”), passando per aneddoti su Maradona, Boniperti e Beccalossi. “Il mio unico errore? Non aver continuato ad allenarmi dopo il ritiro”, ha ammesso.

Tacconi ha poi criticato duramente il mondo del calcio attuale, soprattutto la gestione dei club: “Alcuni presidenti dovrebbero andare a zappare la terra”. E sulla violenza negli stadi ha detto: “Finché l’ignoranza sarà più forte dell’intelligenza, non ne usciremo mai”.

Infine, ha spiegato il senso del suo libro: “Mi ha aiutato a rimettere insieme i pezzi della mia memoria. Chi lo legge, conosce davvero me stesso”.

Un racconto intenso, ironico e profondo, che mostra il lato più umano di un campione che ha saputo affrontare la vita come affrontava i rigori: a viso aperto.