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Pulcini, medico della Lazio, rivela un retroscena medico su un giocatore ora in Serie A e sottolinea l’importanza della prevenzione cardiologica dopo il malore di Bove.

Ivo Pulcini, responsabile sanitario della Lazio e specialista in cardiologia e medicina dello sport, ha rivelato un curioso retroscena risalente all’estate del 2019 durante un’intervista a Il Messaggero. “Visitai un giocatore importantissimo, che ora gioca in Serie A e sta andando per la maggiore, ma non lo ritenni idoneo a giocare a calcio”. Queste dichiarazioni hanno attirato l’attenzione della Procura Federale, che ha deciso di aprire un’inchiesta per chiarire i dettagli della vicenda. Secondo quanto riportato da SportMediaset, il giocatore in questione era stato richiesto con insistenza dal direttore sportivo Igli Tare, ma la trattativa sfumò a causa dei risultati delle visite mediche. Resta da capire quali possano essere i risvolti di questo caso.

Serie A – Il malore di Edoardo Bove

Pulcini si è espresso anche sul malore accusato da Edoardo Bove durante Fiorentina-Inter, sottolineando l’importanza delle tecniche di primo soccorso. Nell’occasione, Danilo Cataldi è stato uno dei primi a intervenire con una manovra decisiva.

“La Lazio è stata la prima società in Italia a organizzare corsi di rianimazione cardio-polmonare con l’uso del defibrillatore”, ha spiegato Pulcini. “Abbiamo iniziato nel 2018 e ripetiamo i corsi ogni due anni per aggiornare le tecniche e istruire i nuovi arrivati. Inoltre, la nostra associazione ‘Un cuore per tutti’ ha fornito defibrillatori ai giocatori, compreso quello presente sul pullman della squadra per le trasferte”.

Pulcini ha poi evidenziato l’acquisto di un dispositivo innovativo, il sistema Sds (sudden death screening), capace di prevedere il rischio di morte improvvisa in campo con un anticipo di dieci anni. “È fondamentale che tutte le squadre adottino questo strumento, perché può salvare vite”, ha aggiunto.

Le dichiarazioni del medico biancoceleste gettano luce sull’importanza della prevenzione cardiologica nel calcio e riaccendono il dibattito sulla sicurezza degli atleti.