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Il Consiglio dei Ministri approva la riforma per la Serie A: più stabilità per i club ma servirà l’allineamento con le norme FIFA.

Il calcio italiano potrebbe presto vivere una svolta senza precedenti. Come riportato da Il Corriere dello Sport nell’edizione odierna, il Consiglio dei Ministri ha approvato una riforma che consentirà alle società professionistiche di stipulare contratti con i calciatori della durata massima di otto anni, superando così il limite attuale fissato a cinque. Una novità che promette di cambiare radicalmente il modo in cui i club pianificano il futuro e gestiscono i propri investimenti.

LA RIFORMA

La riforma, se applicata in pieno, permetterà ai club di distribuire i costi dei contratti su un arco temporale più esteso, migliorando così la sostenibilità economica e finanziaria. In un periodo in cui i bilanci sono messi a dura prova da spese sempre più elevate e ricavi incerti, poter contare su una maggiore stabilità contrattuale rappresenta un vantaggio significativo. Si tratta di un passo importante verso un calcio più solido, in cui le società potranno pianificare con maggiore serenità il proprio percorso sportivo e commerciale.

Ma non si tratta solo di numeri. Secondo Il Corriere dello Sport, questa riforma potrebbe anche rafforzare il legame tra giocatori e club, incentivando la fedeltà alla maglia e il senso di appartenenza. Più stabilità, infatti, significa anche più tempo per costruire un rapporto duraturo con i tifosi e con l’ambiente, cosa sempre più rara nel calcio moderno.

Tuttavia, resta un ostacolo non da poco: la necessità di un adeguamento delle normative internazionali, in particolare quelle della FIFA. Attualmente, l’organismo che governa il calcio mondiale consente ai giocatori di rescindere i contratti dopo tre anni (o due, se under 28) pagando un indennizzo. Per rendere davvero operativa la riforma italiana, servirà dunque un aggiornamento dei regolamenti globali, in modo da evitare conflitti giuridici e garantire un equilibrio tra stabilità contrattuale e diritti individuali.

In attesa di sviluppi sul piano internazionale, l’Italia si prepara a una rivoluzione che potrebbe rendere i club più forti, i progetti più solidi e il calcio più sostenibile.

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