Ancora un rocambolesco match all’Olimpico, 3-3, regala tanto spettacolo ma inguaia entrambe le squadre; obiettivo Europa League compromesso?
Entrambe le formazioni s’apprestano alla partita senza sorprese, confermata nella Lazio la panchina per Dias e Klose, ai loro posti ancora Cana e Mauri, anche Mandorlini schiera la squadra come da pronostici.
Primo Tempo – Forti del vantaggio del campo, i padroni di casa iniziano la partita in modo propositivo controllando la sfida: Candreva saggia il destro dopo pochi minuti, Rafael respinge in angolo per sicurezza, l’Hellas studia l’avversario e gioca passivamente. A prevalere è la tensione, il match molto spezzettato dai numerosi calci piazzati, ma sono gli ospiti a far tremare per primi l’Olimpico: incomprensione fra Biava e Biglia, Hallfredsson soffia la sfera e s’invola a servire Toni che spreca mandando a lato da favorevolissima posizione. Prende coraggio il Verona, Iturbe ha una marcia in più di Radu e spesso scavalca il terzino proponendo azioni offensive, a volte ci prova, ma pecca di precisione. La Lazio non riesce a concretizzare, azioni elaborate e macchinose si scontrano col muro di Mandorlini, ci provano Keita e Biglia da fuori, ma alla mezz’ora un contropiede sblocca l’incontro: ripartenza, da Ledesma a Mauri, filtrante per Candreva in profondità, assist perfetto al centro dell’area di rigore per l’accorrente Keita che non sbaglia il tap-in. Ottima la reazione degli ospiti, subito aggressivi, prima schiacciano la Lazio nella propria metà campo, poi inesorabilmente l’agguantano giusto pochi minuti dopo lo svantaggio: Marquinho fa partire un insidioso destro rasoterra da fuori area, Berisha vede la sfera in ritardo e non ci arriva. Cambio di fronte, primo episodio degno di nota: Biglia realizza un eurogol al volo da fuori area, tuttavia l’arbitro annulla perché il gioco era fermo a causa di un fallo in attacco dei laziali. Non ci stanno i capitolini, insistono, numerose mischie in area irrisolte, il Verona resiste e si va negli spogliatoi sul pari.
Secondo Tempo – Fotocopia del finale della prima frazione, ancora la Lazio insistente con cross da ogni lato, pressing asfissiante, il Verona non può nulla se non guadagnare terreno coi calci piazzati e da uno di questi fa capire d’essere ancora in partita: Moras svetta su Biava, l’incornata finisce fuori d’un soffio. Tuttavia, è l’insistenza biancoceleste ad essere premiata: confusione in area veronese, Lulic si prende il pallone di prepotenza ed insacca con un mancino potente e piazzato sotto la traversa. Mandorlini cambia: fuori Marquinho e Donadel, dentro Cirigliano e Romulo; non si arrendono i gialloblu: Toni sfiora soltanto un pallone scodellato in area che chiede soltanto d’esser deviato in rete, Hallfredsson impegna Berisha con gran tiri da fuori, poi Iturbe ingrana la quarta e si lascia dietro tutta la retroguardia biancoceleste, a tu per tu con l’estremo difensore avversario è freddo e insacca. Reja sa che non può sprecare anche quest’occasione: dentro Klose per Biglia, Lazio a trazione offensiva, Mandorlini fa giocare i suoi sulle ripartenze e rischia la beffa, ancora Tonti, stavolta stregato da Berisha con una gran parata, poi Albertazzi scheggia il palo dall’ennesimo calcio d’angolo. E’ il preludio al gol: Radu in bambola, il traversone di Hallfredsson attraversa tutta l’area e s’accomoda sui piedi dell’indisturbato Romulo che realizza il clamoroso vantaggio ospite. Cresce la tensione, Lulic commette un fallaccio a centrocampo e viene spedito negli spogliatoi prima del tempo, la Lazio non reagisce e viene nuovamente salvata da Berisha nel suo duello personale con Toni, nei minuti di recupero la svolta: Klose si guadagna un rigore di mestiere, Mauri realizza il penalty e riporta il risultato in parità appena prima del triplice fischio.
Pareggio futile, per entrambe. Pesa di più sulla Lazio, chiamata all’ennesima prova per fare un salto di qualità e puntualmente fallito. Troppi punti e occasioni perse, anche fra le mura amiche, per Reja ora non resta che aggrapparsi alla matematica ed agli scongiuri per continuare a sperare.
Mandorlini mastica amaro, amarissimo. A un passo da un sogno, sfumato proprio sul finale. L’ultima parola non è ancora detta, ma ormai i giochi sembrano fatti. Comunque vada, onore alla grande stagione della sua squadra.