Succede di tutto al Meazza, con la rimonta atalantina originata da un rigore senza senso e da un arbitraggio che va ben oltre i limiti della decenza, la tripletta di Denis ammazza le possibilità interiste di lottare per il terzo posto.
Stasera si può parlare di due partite in una sola: la prima dura sessantaquattro minuti e l'Inter la chiude sul 3-1 a proprio favore, la seconda i rimanenti ventisei più recupero ed è stata scandalosamente pilotata dal signor Andrea Gervasoni della sezione arbitrale di Mantova e dai suoi assistenti. Poche volte nella storia del calcio italiano si è dovuto segnalare un episodio tanto incredibile quanto il rigore concesso agli ospiti, che ha segnato in maniera definitiva l'andamento di un match fin lì piuttosto tranquillo e causato il tracollo finale di una squadra, l'Inter, già sull'orlo del precipizio per infiniti problemi societari e di rosa (altro infortunio, a Cassano!) ma buttata giù dal burrone da uno scempio arbitrale per il quale né Stramaccioni né i giocatori in campo hanno colpe. Senza entrare nel merito di discussioni "da bar" e di irreali situazioni del "cosa sarebbe successo se" è un dato di fatto che all'Inter, da un girone esatto (la gara d'andata all'Atleti Azzurri d'Italia), la quasi totalità degli episodi arbitrali sia stata estremamente sfavorevole, fino alla scorsa giornata si poteva parlare di sfortunata casualità, ma stavolta no (e comincia a non essere più un caso il fatto di non aver rigori a favore da ventuno turni, soprattutto vedendo poi quelli contro). Stavolta si tratta di una persona che ha deciso di falsare una partita e, di fatto, un'intera stagione, perché la segnalazione dell'inesistente rigore del minuto sessantaquattro ha chiuso a doppia mandata l'ultima porta che l'Inter poteva utilizzare per entrare nella lotta Champions, e adesso bisognerà fare un'attenta riflessione sull'infima classe arbitrale italiana e sui loro dirigenti, che ostentano sicurezza sull'operato di direttori di gara e assistenti e a intervalli più o meno regolari ribadiscono che "gli errori arbitrali sono in netta diminuzione". L'operato del fischietto mantovano infatti rischia di pesare tantissimo per la carriera di molte persone (non bisogna parlare di calciatori, allenatori o dirigenti, quanto di persone che rischiano il posto di lavoro per le follie di soggetti terzi), in primis Andrea Stramaccioni che aveva l'obbligo di riportare la squadra che allena in Champions League e ora non ha più le possibilità realistiche per farlo a causa di una vergognosa direzione di gara, non la prima in stagione. Purtroppo risulta molto difficile in una serata come questa parlare di calcio giocato, bisognerebbe mettere l'accento sulla tripletta di Germán Denis nel giro di dodici minuti, sul centesimo gol di Tommaso Rocchi in Serie A e sulla doppietta di Ricky Álvarez, ma certi episodi (perché non c'è stato solo il rigore) macchiano indelebilmente una partita che anche ai tifosi neutrali è sembrata quantomeno surreale. Detto ciò: doveva essere l'ultima chance per tentare di avvicinare il terzo posto per l'Inter, complice il 2-2 tra Fiorentina e Milan (anche qui pieno di errori arbitrali che hanno penalizzato tutte e due le squadre) nell'anticipo delle 12.30, ma l'incredibile serie di infortuni in casa interista aveva lasciato le macerie su una rosa costruita malissimo e ulteriormente smembrata durante il mercato invernale, lo stiramento di secondo grado accusato da Rodrigo Palacio nel finale della gara di Mercoledì contro la Samp ha lasciato Stramaccioni con soli due attaccanti a disposizione, Cassano e Rocchi (più i Primavera Colombi e Forte, aggregati e portati in panchina ma ancora senza minuti da professionisti), ed entrambi partono dall'inizio in una sorta di 3-4-1-2 con Guarín alle loro spalle e il ritorno della difesa a tre visto l'impiego di Samuel, risparmiato a Genova nel recupero. I risultati del pomeriggio mantengono ampio il divario tra l'Atalanta e il terzultimo posto (sette punti dal trio Genoa-Palermo-Siena), ma non per questo Colantuono rinuncia a giocare e schiera un modulo molto simile a quello dell'avversario, passando al 3-5-1-1 con Bonaventura a supporto di Denis e l'esclusione a sorpresa di Marko Livaja, probabilmente l'ex più rimpianto del recente passato in casa Inter assieme a Samuele Longo; in porta c'è Polito perché Consigli è squalificato. Prima della partita un minuto di raccoglimento in memoria di Ivan Ruggeri, presidente della società bergamasca dal 1994 al 2008 e scomparso nella notte tra Venerdì e Sabato.
PRIMO TEMPO
Per tutta una serie di motivi piuttosto evidenti leggendo gli undici titolari delle due squadre è piuttosto prevedibile un inizio quasi soporifero, senza vere e proprie opportunità e con un gioco che latita. Sembra quasi incredibile che il taccuino delle occasioni rimanga vuoto per metà tempo, cioè fino a quando Guarín non batte una punizione dai trenta metri con la solita potenza, trovando però la parata a terra di Polito, è il minuto numero ventuno e prima c'era stato il nulla. Il mini-sussulto fa svegliare i padroni di casa, che ci provano anche con un colpo di testa di Rocchi deviato in angolo da Del Grosso, prima di subire l'ennesimo infortunio di un attaccante in una stagione ormai maledetta: al 29' Cassano cerca di giocare il pallone di tacco ma si procura un problema muscolare, e nemmeno una fasciatura rigida gli permette di continuare a giocare, entra dunque Ricky Álvarez che due minuti dopo il suo ingresso in campo ha la palla dell'1-0, solissimo sul secondo palo su assist da sinistra di Pereira, ma riesce nell'impresa di mandare il pallone in fallo laterale, quasi più indietro rispetto al punto di battuta, con una conclusione imbarazzante soprattutto perché eseguita con il suo piede migliore, il mancino. L'argentino cerca di scrollarsi di dosso lo spreco con due conclusioni da fuori ma, pur migliorando la mira, non crea pericoli a Polito e il pubblico lo fischia senza pietà. Al 42' bella girata di Rocchi che controlla in area di rigore e cerca il tiro, una deviazione mette il pallone in angolo e sul cross susseguente Polito smanaccia molto male mandando nuovamente la palla sul fondo, il secondo corner di fila è vincente perché Rocchi, ben appostato sul primo palo, anticipa Del Grosso e trova la deviazione che sblocca il risultato e anche lo score dell'attaccante veneziano, che non segnava da quattordici mesi (1 Febbraio 2012, Lazio-Milan 2-0) e che riesce finalmente a trovare il suo primo gol in maglia nerazzurra e il centesimo in Serie A (gli altri con le maglie di Empoli, diciassette, e Lazio, ottantadue). È la rete che manda le squadre al riposo sul punteggio di 1-0, fin qui partita tranquilla ma non proseguirà certo così…
SECONDO TEMPO
Nessun cambio, l'Inter già ne aveva operato uno nel corso del primo tempo. Rocchi, su bella discesa di Álvarez, ha un pallone giocabile in area ma è chiuso dalla morsa dell'intera difesa orobica e non riesce a concludere come vorrebbe, buono comunque lo spunto sia dell'argentino che del numero diciotto, visibilmente rivitalizzato dalla rete segnata in chiusura della prima frazione. Al 54' entra Marko Livaja, al posto di Carmona, e Colantuono passa alle due punte più Bonaventura: la mossa tattica si rivela subito vincente perché il croato, al primo pallone che tocca, serve dalla destra un preciso assist sul secondo palo dove c'è il numero dieci atalantino, che approfitta di un buco di testa da parte di Samuel e supera Handanovic con un pallonetto che significa 1-1. Settimo gol della splendida stagione del centrocampista marchigiano, già in rete all'andata per il momentaneo 1-0 (poi finì 3-2). Il pari dura soltanto una manciata di secondi perché sull'azione successiva la disattenzione la commette tutta la difesa ospite, su un pallone vagante Canini colpisce maldestramente all'indietro verso Polito non accorgendosi della presenza di Ricky Álvarez, l'argentino si impegna e raggiunge la sfera prima del portiere avversario superandolo con un colpo di testa che entra in porta. Terzo gol, come contro Catania e Tottenham ancora di testa, del numero undici e nuovo vantaggio dell'Inter, Álvarez esulta quasi in maniera rabbiosa contestando i fischi del pubblico del Meazza, sempre troppo poco paziente nei suoi confronti e non certo da stasera. È la scossa per l'ex Vélez, che cinque minuti dopo segna un gol da antologia: riceve palla da Kovacic a centrocampo, parte in progressione e si defila sulla destra, rientra verso il centro ubriacando di finte e dribblando Stendardo prima poi di battere Polito con un sinistro secco sul primo palo. L'argentino non aveva mai realizzato una doppietta in carriera, neanche nel suo paese, e i fischi del primo tempo diventano inevitabilmente applausi. L'Inter ha la partita in pugno, può gestire la parte finale con relativa tranquillità e approfittare degli spazi concessi dagli avversari, se non fosse che, inspiegabilmente, al 64' l'arbitro fischia dopo un cross dalla destra di Biondini sul quale Denis aveva colpito di testa mandando il pallone sul fondo. Si pensa al corner, come inizialmente fanno i giocatori dell'Atalanta, qualcuno pensa a un'ammonizione nei confronti di Livaja, invece si tratta di calcio di rigore: per Gervasoni, e solo per lui al mondo, Samuel ha toccato il pallone con la mano, ma dalle immagini si vede chiaramente che è una decisione senza senso e che il fallo di mano del difensore, anche ammonito, non esiste. Dal dischetto Denis trasforma e da qui in poi inizia un'altra partita, nella quale l'Inter non c'è più con la testa per colpa del delirio del direttore di gara. Sei minuti dopo, su azione viziata da un fallo non fischiato a Rocchi, ancora Denis raccoglie un pallone gestito male al limite dell'area e di destro batte ancora Handanovic, suo ex compagno ai tempi dell'Udinese, per il gol del 3-3, e altri cinque minuti più tardi arriva persino la tripletta e il definitivo sorpasso con una bella girata in mezzo all'area su cross di Bonaventura. Cade il gelo al Meazza fatta eccezione, ovviamente, per il settore ospiti, Denis festeggia l'incredibile tripletta che lo porta a quindici gol in campionato (un terzo realizzati contro l'Inter contando anche la doppietta all'andata, anche lì viziata da un rigore inesistente) mostrando, in occasione del 3-3, una maglietta dedicata alla città di La Plata, colpita in settimana da una terribile alluvione che ha causato diversi morti e innumerevoli devastazioni. È devastata anche l'Inter, fortunatamente soltanto dal punto di vista sportivo, che cerca di scrollarsi di dosso gli orrori di Gervasoni e la rimonta subita ma non ha le forze per pareggiare, su una punizione battuta a sorpresa Álvarez conclude in diagonale di sinistro di poco a lato ma nessuno si accorge che in contemporanea Stendardo butta giù Ranocchia in area, sarebbe rigore ma ormai è noto da tempo che sul difensore interista non si può fischiare un penalty a favore. Nel recupero, originariamente solo di tre minuti e anche su questo ci sarebbe molto da ridire, Raimondi perde la testa e rifila un pugno in faccia all'ex compagno Schelotto, venendo inevitabilmente espulso. Due mischie in area orobica vengono risolte ancora da Gervasoni che fischia i classici falli "di confusione", poi Scaloni salva sul secondo palo ma soprattutto Ranocchia si divora il 4-4 sull'ultima azione, ciccando il pallone crossato da Guarín e deviato da un avversario a un paio di metri dalla porta quando bisognava solo spingerlo dentro. Ultimo atto? No, perché al fischio finale si scatena una rissa da film di Bud Spencer e Terence Hill con i giocatori dell'Atalanta che rincorrono Schelotto (compreso Raimondi, che non si sa perché rientra in campo pur essendo espulso) e l'italo-argentino viene portato fuori dal campo a forza.
I tre punti valgono la salvezza per l'Atalanta, anche se di fatto era già una formalità prima del fischio d'inizio, per i bergamaschi è la quarta vittoria nel girone di ritorno dopo quelle contro le ultime tre della classifica, Palermo, Pescara e Siena. Successo ovviamente dedicato all'ex presidente Ivan Ruggeri e che arriva a undici anni esatti di distanza dall'ultimo trionfo esterno al Meazza contro l'Inter (aveva già vinto sullo stesso campo a inizio stagione contro il Milan), l'1-2 del 7 Aprile 2002 firmato da Luigi Sala e Daniele Berretta. L'Inter abdica nella lotta al terzo posto, perdendo un altro punto nei confronti del Milan ma soprattutto rendendosi conto che è impossibile cercare di raggiungere la zona Champions con una situazione del genere, tanto che le dichiarazioni di Moratti a fine gara sono eloquenti ("non credo alla buona fede" il virgolettato più duro) e nemmeno Stramaccioni, che nelle precedenti uscite aveva cercato di contenersi, riesce a trattenere la furia con le varie televisioni. Al Meazza non arrivavano tre sconfitte di fila in campionato dalla stagione 1955-56, quando i nerazzurri persero contro Lazio, Atalanta e Padova, in questo campionato le due precedenti erano state contro Bologna e Juventus, ma francamente parlare di statistiche è quantomeno superfluo dopo tutto quello che è successo. Le ultime giornate rischiano di diventare inutili, e ormai per salvare la stagione c'è soltanto il ritorno della semifinale di Coppa Italia, il 17 Aprile contro la Roma, vittoriosa 2-1 all'andata.
IL TABELLINO
Inter (3-4-1-2): Handanovic; Ranocchia, Samuel, Juan Jesus; Zanetti, Kovacic, Cambiasso (82' Schelotto), A. Pereira; Guarín; Rocchi, Cassano (32' R. Álvarez). Allenatore: Stramaccioni
Atalanta (3-5-1-1): Polito; Scaloni, Stendardo, Canini; Raimondi, Carmona (54' Livaja), Cigarini, Biondini, Del Grosso (74' Brivio); Bonaventura; Denis (83' Cazzola). Allenatore: Colantuono
Arbitro: Andrea Gervasoni di Mantova (Maggiani – De Luca; Barbirati; Massa – Candussio)
Reti: 43' Rocchi, 56' Bonaventura (A), 58', 62' R. Álvarez, 65' rig., 71', 77' Denis (A)
Espulso: Raimondi (A) al 91' per fallo di reazione
Ammoniti: Kovacic, Samuel (I), Scaloni, Biondini (A)
[Immagine presa da gazzetta.it]