In una serata di fortissime emozioni per il toccante saluto di una delle più grandi leggende della storia recente del calcio mondiale l’Inter supera con un largo punteggio la Lazio e mette praticamente al sicuro la qualificazione alla prossima Europa League.
Non poteva essere una serata qualsiasi, non dopo quanto annunciato in settimana. Stasera tutte le luci del Meazza erano per un simbolo straordinario, un’icona favolosa di questo sport, un atleta la cui carriera dev’essere da esempio per chi si affaccia adesso al mondo del calcio e per le prossime generazioni. Javier Zanetti sarà pure arrivato a fine carriera, ma quanto fatto in un ciclo quasi ventennale con la maglia nerazzurra rimarrà in maniera indelebile nella memoria di tutti, e non solo dei tifosi interisti che stasera gli hanno tributato molteplici ovazioni, pur senza la presenza della Curva Nord, chiusa per discriminazione territoriale. Quando fu presentato a Milano, il giorno dopo la fine della stagione 94-95, si pensava che il vero grande acquisto fosse l’altro giocatore acquistato da Massimo Moratti, Sebastián Rambert, ma l’attaccante argentino durò solo qualche mese senza nemmeno esordire in Serie A, prima di essere prestato al Saragozza. Zanetti invece, da quel debutto contro il Vicenza datato 27 agosto 1995, ha messo insieme una cosa come ottocentocinquantasette presenze e sedici trofei solo con l’Inter, battendo una serie impressionante di record tra cui il giocatore straniero con più presenze in Serie A, il leader per partite con la nazionale argentina e il giocatore che ha vestito più volte la fascia da capitano in Champions League. Per onorare al meglio una leggenda di questo genere l’Inter si è regalata una serata di totale festa, culminata poi nelle vere e proprie celebrazioni per Zanetti, con quattro gol rifilati alla Lazio, tanti quanti il numero di maglia di Pupi, e l’Europa League in tasca. Un successo largo ma non così facile come dice il risultato, sia perché la Lazio era passata in vantaggio dopo neanche due minuti di gioco sia perché per quasi tutta la ripresa, dopo che i nerazzurri avevano ribaltato la situazione prima dell’intervallo con la doppietta di Palacio e il centro di Icardi, i biancocelesti hanno avuto una marea di occasioni per riaprire la partita, mancando il 3-2 per un soffio in almeno tre nitide circostanze. Nella serata del capitano un’altra stella ha brillato in maniera eccezionale: ovviamente si tratta di Mateo Kovacic, migliore in campo per distacco e autore di una gara sensazionale, con delle giocate sublimi a ripetizione e due perle per mandare in porta gli attaccanti nei primi due gol. Da quando il talentissimo croato è stato piazzato titolare a furor di popolo, il 13 aprile contro la Sampdoria, non è più uscito dall’undici iniziale, e il fatto di averlo tenuto in panchina per oltre trenta giornate è uno dei grandi capi di imputazione della tifoseria a Mazzarri, fischiatissimo all’annuncio delle formazioni: l’allenatore livornese ha cambiato solo un uomo rispetto alla pessima prestazione del derby, c’è Kuzmanovic in luogo dello squalificato Cambiasso. Nella Lazio Reja recupera Klose, titolare e motivato per l’inserimento nella lista dei pre-convocati per i Mondiali, non Candreva che si accomoda solamente in panchina, formazione in emergenza con Pereirinha alla terza presenza nel 2014.
PRIMO TEMPO
Inizio col botto: la Lazio si procura subito un calcio d’angolo, battuto corto, cross lungo sul secondo palo di Pereirinha, sponda di Cana a centro area per il liberissimo Giuseppe Biava che corregge in rete per il vantaggio ospite. Secondo gol dell’esperto difensore centrale all’Inter, l’altro era stato fatto nel dicembre del 2010 all’Olimpico. Ci vorrebbe un lampo di genio per scuotere una squadra già tramortita dal derby perso e ulteriormente stordita dallo svantaggio lampo, ad accendere la luce ci pensa Kovacic con un assist favoloso a tagliare fuori tutta la difesa della Lazio, André Dias scivola, Palacio sfiora e Berisha è superato, subito 1-1 al settimo minuto. Tutto da rifare per la Lazio, un po’ com’era successo lunedì scorso contro il Verona, sull’out di destra ci sono diversi problemi (González non entra mai in partita) e prova ad approfittarne Nagatomo, il cui tiro viene respinto malamente da Berisha costretto a concedere un calcio d’angolo, il sostituto di Marchetti (ormai diventato riserva) fa un po’ meglio poco dopo su Palacio. Le principali note liete per Reja arrivano quasi esclusivamente dall’indemoniato Keita, le cui accelerazioni mettono in crisi la difesa interista: a metà primo tempo l’ex Barcellona si invola centralmente, anziché servire Pereirinha solissimo sulla sinistra rientra sul destro e prova la conclusione, Handanovic ci mette i pugni, un minuto dopo show sulla fascia e cross al centro leggermente deviato da Samuel per impedire a Klose di arrivare sul pallone. Fattore K in campo per entrambe le squadre, al 34′ altra magia di Kovacic con un magnifico filtrante d’esterno, difesa laziale ancora una volta sorpresa, la palla arriva a Mauro Icardi il cui diagonale di destro significa 2-1. Gol ovviamente dedicato a Zanetti, la festa continua al 37′ quando su un cross di Nagatomo sporcato da un difensore Rodrigo Palacio anticipa Cana e appoggia dentro per il 3-1 e la sua personale doppietta, rete numero diciassette in campionato e anche ultima visto che contro il Chievo non ci sarà per squalifica. Inter spietata che arriva all’intervallo con un importantissimo doppio vantaggio, insperato visto com’era iniziata la frazione (solo in altre tre circostanze i nerazzurri erano riusciti a ribaltare il punteggio dopo essere stati sotto, e i tre punti erano arrivati esclusivamente contro la Fiorentina).
SECONDO TEMPO
Il momento che i circa sessantamila del Meazza aspettavano arriva al 52′: eccolo, Javier Zanetti, al posto di Jonathan per l’ultima nel suo stadio. Con la fascia personalizzata al braccio con tutti i nomi dei compagni con cui ha giocato il capitano si posiziona sulla destra e dalle sue parti la Lazio non attacca mai, riservando tutte le discese sulla fascia dalla parte opposta, dove Nagatomo va più di una volta in difficoltà. Troppo facile per i biancocelesti riuscire a crossare dalla destra, al 54′ Handanovic vola per respingere un colpo di testa ancora di Biava, un rinvio sbagliato della difesa invece libera Biglia la cui conclusione è totalmente da dimenticare. Inter in enorme sofferenza e nemmeno l’ingresso di un altro totem, Diego Milito (per Palacio), cambia l’inerzia di una ripresa totalmente controllata dalla formazione capitolina, Keita continua a dispensare grandi giocate e impegna nuovamente Handanovic, il senegalese la chance più ghiotta per fare 3-2 ce l’ha al 69′, calciando malamente a lato su cross del subentrato Candreva. Altro enorme brivido per la porta nerazzurra quando Felipe Anderson va al tiro dal limite, una deviazione di Rolando sembra mettere fuori causa Handanovic che però ha un grande riflesso di piede e devia in angolo, l’Inter è alle corde e sa che concedere il 3-2 comporterebbe un finale di gara al cardiopalma, lo capisce pure Kovacic che al 79′ si beve tre avversari sullo stretto, tocco verso Hernanes che rientra sul sinistro e calcia sul palo lontano, Berisha non ci arriva ed ecco il 4-1 che chiude definitivamente i giochi, la Lazio è battuta dopo quattro sconfitte consecutive nei confronti diretti. Seconda rete interista per il brasiliano, il più classico dei gol dell’ex, ovviamente non festeggiato visto il suo fresco passato laziale. Adesso sì che la festa può iniziare sul serio, anche se qualcuno decide di non voler attendere il triplice fischio di Massa e fa invasione di campo all’inizio del recupero per andare ad abbracciare Zanetti.
Prima il saluto a fine partita, poi la cerimonia con tutto il mondo Inter (giocatori, staff e dirigenza) a rendergli il meritato tributo in mezzo al campo: Javier Zanetti si congeda suo pubblico con un commovente lungo saluto sul terreno dove più volte ha alzato vari trofei, rendendo omaggio, prima di farsi il giro di campo con moglie e figli al seguito, ad altri eroi dell’attuale rosa che saluteranno dopo la fine della stagione, Walter Samuel e Diego Milito, oltre a Esteban Cambiasso il cui futuro è ancora tutto da scrivere. Quasi in secondo piano, viste le dovute celebrazioni per il campione argentino, passa l’importanza della vittoria contro la Lazio: l’Inter è di fatto tornata in Europa League, ancora non si sa se come quinta o sesta ma dovrebbe accadere una combinazione di risultati irreale per vedere i nerazzurri scivolare fuori da uno dei posti disponibili per la competizione che mercoledì verrà assegnata a una tra Benfica e Siviglia. In caso di mancata vittoria del Milan a Bergamo o di pareggio tra Torino e Parma la gara dell’ultima giornata a Verona contro il Chievo diventerebbe persino ininfluente, in ogni caso al Bentegodi il campionato dell’Inter si chiuderà con tanti addii e la necessità di vincere per conquistare il quinto posto. La Lazio invece saluta definitivamente i sogni di gloria europei, contro il Bologna le uniche motivazioni le avranno i rossoblù alla disperata ricerca di punti salvezza.
IL TABELLINO
Inter (3-5-2): Handanovic; Ranocchia, Samuel, Rolando; Jonathan (52′ Zanetti), Hernanes, Kuzmanovic (74′ Taïder), Kovacic, Nagatomo; Icardi, Palacio (64′ Milito). Allenatore: Mazzarri
Lazio (3-4-3): Berisha; Dias, Biava, Cana; A. González (46′ Ledesma), Biglia, Onazi (68′ Candreva), Pereirinha; Felipe Anderson (82′ Minala), Klose, Keita. Allenatore: Reja
Arbitro: Davide Massa di Imperia (Marzaloni – Cariolato; Liberti; Bergonzi – De Marco)
Reti: 2′ Biava (L), 7′, 37′ Palacio, 34′ Icardi, 79′ Hernanes
Ammoniti: Palacio (I), Onazi (L)
[Immagine presa da gazzetta.it]