Arrivato nel 2023 per guidare la rifondazione juventina, Giuntoli lascia il club con tre anni di anticipo rispetto alla scadenza del contratto.
Cristiano Giuntoli non è più il direttore sportivo della Juventus. A due anni esatti dal suo arrivo a Torino, si chiude con largo anticipo l’avventura del dirigente toscano, chiamato nel 2023 per guidare la rifondazione bianconera dopo l’era Agnelli. Come riportato da Sky Sport, i rapporti tra Giuntoli e la società si sono interrotti ben prima della naturale scadenza del contratto, fissata per il 2028.
IL BILANCIO
Il bilancio della sua esperienza juventina si chiude con un solo trofeo in bacheca: la Coppa Italia 2024, conquistata in una stagione segnata da forti turbolenze interne, culminate con il burrascoso esonero di Massimiliano Allegri. Proprio la gestione del caso Allegri ha rappresentato uno dei momenti più delicati della permanenza di Giuntoli, tanto da incrinare il rapporto con una parte della tifoseria, rimasta legata all’allenatore livornese.
Fa impressione tornare indietro nel tempo e ricordare quanto fu complesso, nell’estate del 2023, il passaggio di Giuntoli dal Napoli alla Juventus. Legato a lungo da un rapporto solido con Aurelio De Laurentiis, il dirigente fu protagonista di un lungo braccio di ferro con il club partenopeo, culminato con l’annuncio ufficiale del suo approdo alla Juve il 7 luglio 2023. Solo pochi giorni dopo, De Laurentiis avrebbe pronunciato la celebre frase: “Se avessi saputo che era juventino, me ne sarei liberato prima”, una dichiarazione che ancora oggi riecheggia nel mondo del calcio italiano.
Nonostante le grandi aspettative, l’esperienza di Giuntoli alla Juventus non ha avuto il tempo di decollare. Le difficoltà nella gestione tecnica e societaria, unite a divergenze interne, hanno portato a una separazione anticipata che, sebbene non ancora ufficializzata, sembra ormai definitiva.
La Juventus si trova ora davanti a un nuovo bivio dirigenziale, mentre Giuntoli si prepara a voltare pagina, forse alla ricerca di una nuova sfida nel calcio italiano o all’estero. Un epilogo inatteso per un dirigente che, solo due anni fa, accolto come l’uomo della rinascita bianconera.