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Andrea Abodi

Il Ministro dello Sport Abodi condanna gli insulti razzisti a Moise Kean: “Servono interventi tempestivi, basta leoni da tastiera. L’educazione deve partire anche dalla scuola”.

Andrea Abodi, Ministro dello Sport, ha preso una posizione netta sul caso Moise Kean, condannando con fermezza gli episodi di razzismo e gli attacchi ricevuti dall’attaccante della Fiorentina. Intervistato da Agorà su Rai 3, Abodi ha sottolineato la necessità di un intervento su più livelli per contrastare la discriminazione, a partire dalla tempestività delle azioni contro gli episodi di razzismo. “Dobbiamo lavorare su più piani: prima di tutto sull’intervento immediato, poi contrastare i leoni da tastiera, vigliacchi ignoranti che si nascondono, trovando un modo affinché il web non sia una terra di nessuno. Infine, è fondamentale il ruolo della scuola, perché le famiglie da sole non sempre riescono a educare correttamente. La fabbrica dell’educazione deve essere sempre aperta”, ha dichiarato il Ministro.

Le parole di Abodi arrivano dopo l’ennesima ondata di insulti razzisti ricevuti da Kean sui social. L’attaccante, sceso in campo con la Fiorentina nel posticipo di Serie A a San Siro, ha scelto di esporre pubblicamente gli attacchi subiti, condividendo una lista di insulti ricevuti con un messaggio chiaro: “Ancora, nel 2025”. Un gesto che denuncia apertamente come, nonostante le campagne di sensibilizzazione e le promesse di tolleranza zero, il problema del razzismo nel calcio sia ancora tristemente attuale.

Kean, purtroppo, non è nuovo a episodi di discriminazione. Tra i precedenti più noti, il caso dei cori razzisti ricevuti nell’aprile 2019 a Cagliari, quando vestiva la maglia della Juventus. All’epoca, rispose con un’esultanza significativa, a braccia aperte di fronte ai tifosi avversari, accompagnata dal messaggio sui social: “La mia esultanza, la risposta migliore contro il razzismo”. Tuttavia, episodi simili continuano a ripetersi, dimostrando che il problema è ancora lontano dall’essere risolto.

Abodi ha evidenziato anche il ruolo negativo di certi comportamenti nei contesti sportivi giovanili, raccontando esperienze personali: “Quando porto i miei figli a vedere le partite, sento genitori dire di tutto, anche contro gli arbitri. A volte penso di dover intervenire. Non sempre le famiglie svolgono un ruolo educativo adeguato”.

L’impegno delle istituzioni diventa quindi essenziale per garantire un cambiamento reale. L’educazione, sia scolastica che familiare, unita a interventi rapidi e incisivi contro gli episodi di razzismo, rappresenta la chiave per combattere questa piaga che continua a macchiare il mondo del calcio.