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In una serata che segna in maniera indelebile la storia del calcio i tedeschi accedono alla finale dei Mondiali per l'ottava volta nella propria storia, con un memorabile 1-7 (non è un errore: è proprio uno a sette) che fa piangere i padroni di casa del Brasile.

 

Quanto accaduto quest'oggi a Belo Horizonte rimarrà impresso per sempre nella memoria del calcio, forse ancor di più del Maracanazo del 1950. La distruzione del Brasile grande favorito e paese ospitante, a opera di una Germania schiacciasassi, è un evento di proporzioni bibliche che manda nella disperazione più totale un popolo già dilaniato da profonde spaccature sociali ed economiche, che sperava con la vittoria al Mondiale di potersi riprendere un minimo. Ai brasiliani invece servirà risollevarsi con le proprie forze, cercando di non collassare in uno psicodramma collettivo che porterebbe a ripercussioni drammatiche e risvolti ancor peggiori rispetto a quanto accaduto sessantaquattro anni fa. È stato un massacro, un'umiliazione senza precedenti nella storia del futebol brasiliano, e fa molto più male perché avvenuto in casa, davanti al proprio pubblico, quando il Maracanã e la finale di domenica erano davvero lì, a un passo, vicini ma ora inevitabilmente irraggiungibili. Le dimensioni clamorose di un punteggio che ha già fatto storia da un lato raccontano il totale fallimento della Seleção di Scolari e dall'altro la macchina (quasi) perfetta di Löw, capace stasera di staccarsi dal ruolo di nazionale capace di arrivare sempre in fondo ma mai all'ultimo atto (tra Europei e Mondiali veniva da quattro eliminazioni consecutive in semifinale) e di annichilire chi le aveva portato via la coppa nel 2002 in Giappone, quando Ronaldo con una doppietta diede il quinto titolo ai verde-oro. Ora i tedeschi però sono costretti a vincere, per non veder sfumare tutto quanto di buono è stato costruito al Mineirão, e sarà difficile preparare la sfida a una tra Argentina e Olanda in un clima tesissimo, dove più che celebrare il trionfo teutonico e il record di gol di Miroslav Klose si parlerà quasi esclusivamente del tracollo brasiliano, perché già durante la partita si discuteva della "sconfitta del Brasile" anziché della "vittoria della Germania". La partita ha svoltato all'undicesimo, quando Thomas Müller ha aperto la goleada, e si è chiusa nell'arco di sei minuti e quaranta secondi, tanti quanti sono bastati ai tedeschi per sommergere gli avversari tra il 23' e il 29' portandosi sullo 0-5 (mai nessuno aveva segnato cinque gol nella prima mezz'ora di una partita ai Mondiali), ma una buona parte del risultato è stato deciso prima del fischio d'inizio di Marco Antonio Rodríguez (l'arbitro di Italia-Uruguay), con le scelte dei due CT: Scolari, per sopperire all'assenza dell'insostituibile Neymar, ha premiato Bernard, che proprio a Belo Horizonte si è fatto un nome vincendo la Copa Libertadores dodici mesi fa con la maglia dell'Atlético Mineiro, anziché puntare sui tre mediani come fatto intendere nella rifinitura, e ha rimpiazzato Thiago Silva con Dante (non proprio la stessa cosa…); Löw invece ha puntato sugli stessi undici scesi in campo dall'inizio contro la Francia, capendo di aver trovato la quadratura del cerchio con Lahm nuovamente terzino destro e mantenendo Miroslav Klose al centro dell'attacco. Era segnata già dall'inizio, forse però nessuno si aspettava che il divario fosse così ampio.

PRIMO TEMPO
Il Brasile, memore di quanto già visto contro Cile e Colombia, prova ad aggredire gli avversari nei primi minuti, ma a differenza delle precedenti due gare a eliminazione diretta non sfonda e soprattutto si trova davanti una squadra che non subisce la pressione data dal fatto di giocare contro i padroni di casa. Khedira all'8' spara addosso a Kroos, che fortuitamente rimanda l'abbattimento del muro brasiliano di qualche minuto, quando proprio il centrocampista del Bayern batte un calcio d'angolo verso il centro, i difensori verde-oro cercano Hummels e si dimenticano di Thomas Müller, piattone col destro indisturbato e sono dieci gol in due Mondiali, equamente divisi in cinque nel 2010 e altrettanti quest'anno. È soltanto l'inizio della fine per il Brasile, che non si riprende più, arranca per una decina di minuti e poi crolla peggio di Ivan Drago nell'ultimo round contro Rocky, con la differenza che quello era un film e questa invece è la dura realtà. Al 23' Kroos approfitta di un buco di Fernandinho e mette dentro, Müller lascia a Miroslav Klose, Júlio César si oppone al primo tiro del laziale ma sul secondo non può fare nulla, e con lo 0-2 il bomber tedesco diventa il miglior marcatore nella storia dei Mondiali con sedici reti in ventitré partite, superando Ronaldo che, ironia della sorte, era in tribuna a commentare la partita. Neanche due minuti e i tedeschi colpiscono ancora: cross di Lahm dalla destra, Müller manca l'impatto col pallone ma subentra Toni Kroos, conclusione potente solo sfiorata dal portiere ex Inter e per molti brasiliani questo gol basta e avanza per abbandonare lo stadio con enorme anticipo. Di fatto è tutta la Seleção che lascia lo stadio, almeno con la testa, perché il Brasile non c'è più e non capisce più nulla, stordito dalle botte degli avversari. Si riparte e Fernandinho va in tilt col pallone tra i piedi, Kroos glielo borseggia via con irrisoria facilità, uno-due con Khedira e tocco facile a porta vuota, per Toni Kroos si tratta della seconda doppietta con la maglia della nazionale, l'altra in un 1-6 in Irlanda dell'ottobre 2012. Passata la bufera? Ancora no, al 29' Hummels avanza e viene contrastato da David Luiz che lascia praterie dietro, le maglie a strisce orizzontali rossonere hanno campo aperto, Sami Khedira scambia con Özil e fa 0-5 banchettando sui resti di un Brasile ormai arresosi con largo anticipo. Quasi diventerebbero pure sei, se non fosse che la deviazione di Fernandinho su tiro di Kroos al 32' manda il pallone fuori di poco, al duplice fischio di Rodríguez bordate assordanti di fischi nei confronti della Seleção da parte di un pubblico a metà fra il triste e l'imbufalito.

SECONDO TEMPO
Scolari butta dentro Paulinho e Ramires per Fernandinho e Hulk provando quantomeno a limitare il passivo, un accenno di reazione i verde-oro lo abbozzerebbero pure ma si trovano davanti Neuer in serata di grazia, il portiere tedesco chiude inizialmente su un cross di Ramires diretto a Oscar, poi su un esterno destro da centro area del fantasista del Chelsea e successivamente due volte su Paulinho, la prima con un intervento magari approssimativo ma subito riscattato da un miracolo sulla ribattuta. Per tentare di ridurre lo svantaggio i brasiliani si espongono ancor di più al contropiede tedesco, e la difesa, che già faceva acqua da tutte le parti (con David Luiz e Thiago Silva coppia centrale non era mai arrivata una sconfitta – ventuno vittorie e quattro pareggi – ma ora lì dietro c'è Dante e le lacune sono ingigantite, ora si capisce perché la federazione ha fatto ricorso per togliere la squalifica al capitano, la cui assenza si è fatta sentire ancor più di quella di Neymar), quasi non esiste più, un orrore di David Luiz manda in porta Müller e Júlio César deve uscire alla disperata, sull'azione seguente gran tiro a giro del vice capocannoniere della manifestazione e splendido riflesso del portiere brasiliano per togliere il pallone dal sette, al 67' Júlio César si traveste da libero per salvare su Schürrle lanciato a rete ma due minuti dopo inevitabilmente ne prende un altro, lo fa proprio André Schürrle da pochi passi su assist di Lahm. Proprio così, zero a sei, senza alcuna discussione. Fred esce dal campo sommerso da fischi e insulti, i brasiliani fanno "olé" ai passaggi avversari, l'umilazione però non è ancora finita perché al 79' nuovamente André Schürrle, con un magnifico sinistro che sbatte sulla traversa ed entra in rete, fa zero a sette: nessuno aveva mai segnato così tanti gol al Brasile in gare ufficiali e nessuno aveva mai segnato sette gol in una semifinale dei Mondiali. Ci sarebbe spazio pure per l'ottavo, ma Özil davanti a Júlio César se lo divora mandando fuori e così sul capovolgimento di fronte Oscar supera Boateng e, al novantesimo, segna una rete che può essere definita in qualsiasi modo tranne che "di consolazione", perché nessuno può consolare il Brasile o cancellare l'onta di questa sconfitta impressionante.

L'ultima volta che il Brasile aveva perso una partita ufficiale in casa era il 1975, contro il Perù, in semifinale di Copa América (1-3), a Belo Horizonte. Trentanove anni dopo la stessa città è teatro della nuova caduta dei verde-oro, ma stavolta in una maniera infinitamente peggiore e umiliante, un tracollo che spazza via pure il 2-1 del 1950 contro l'Uruguay, dato che in patria si parla già di "vergogna delle vergogne" (è il titolo che campeggia sul sito di Globo Esporte), e le lacrime dei brasiliani (giocatori e tifosi) fanno capire quanto questo Mineirazo sarà difficile da cancellare. A proposito di Maracanã: lì ci giocherà la Germania, domenica alle 21 ora italiana, inevitabilmente da favorita dopo la prestazione di stasera contro una fra Argentina e Olanda, che si sfideranno a São Paulo nell'altra semifinale.

IL TABELLINO
Brasile (4-2-3-1):
Júlio César; Maicon, David Luiz, Dante, Marcelo; Fernandinho (46' Paulinho), Luiz Gustavo; Bernard, Oscar, Hulk (46' Ramires); Fred (69' Willian). Commissario tecnico: Scolari
Germania (4-2-3-1): Neuer; Lahm, Hummels (46' Mertesacker), J. Boateng, Höwedes; Khedira (76' Draxler), Schweinsteiger; Müller, Kroos, Özil; Klose (58' Schürrle). Commissario tecnico: Löw
Arbitro: Marco Antonio Rodríguez della federazione messicana (Torrentera – Quintero; Geiger)
Reti: 11' Müller, 23' Klose, 24', 26' Kroos, 29' Khedira, 69', 79' Schürrle, 90' Oscar (B)
Ammonito: Dante (B)

[Immagine presa da fifa.com]