Successo tanto prezioso quanto sofferto per la Selección, capace di superare per 2-1 la Bosnia in un match tiratissimo risolto da un autogol e da una prodezza del suo principale campione, Lionel Messi.
Doveva essere la notte di Messi e così è stato. C’è voluto un tempo per vederlo, ma dopo essersi fatto attendere il miglior giocatore del mondo ha conquistato la scena dello stadio più importante dei Mondiali. Lo scherzo voluto dal calendario ha fatto sì che il debutto del Maracanã coincidesse con quello dell’Argentina, grande rivale storica del Brasile e tra le principali candidate per tornare, magari proprio contro la Seleção, il 13 luglio a Rio, e perciò la partita si è arricchita di ulteriori spunti interessanti. L’albiceleste non ha impressionato particolarmente, è stato un successo strappato con le unghie e con i denti dopo novanta minuti di battaglia totale contro l’unica esordiente assoluta del Mondiale, la Bosnia, un avversario ostico che a parte lo shock iniziale dovuto all’autogol ha dimostrato di poterci stare alla grande all’interno della competizione, candidandosi come favorita numero uno per il secondo posto. Subito avanti quasi senza nemmeno sentire il fischio d’inizio la Selección avrebbe potuto chiudere la pratica in poco tempo, così direbbe la logica vista la strepitosa qualità a disposizione di Sabella nel reparto offensivo (forse solo il Brasile può pareggiarla), e invece proprio il CT ha fatto un errore abbastanza evidente, poi corretto all’intervallo: esagerata ed evitabile la scelta di partire con cinque difensori di ruolo, aggiungendo l’interista Campagnaro ai quattro titolari classici, è vero che le condizioni non perfette di Higuaín e Palacio potevano obbligare Sabella a uno schieramento senza le tre punte però c’erano tante altre soluzioni migliori, e infatti il 5-3-2 non ha pagato, dando vita a un primo tempo scialbo e nel quale le migliori giocate sono arrivate dalla Bosnia, rimasta in partita fino alla perla di Messi e poi capace di trovare il 2-1 per ravvivare il finale. Con il romanista Pjanic, il centravanti Deko e il laziale Lulic (preferito a Ibiševic, autore del gol decisivo per la qualificazione) anche Safet Sušic ha potuto scegliere tra vari giocatori di classe, rinunciando pure al formidabile mancino di Salihovic per contrastare l’urto degli argentini: ha funzionato fino a un certo punto, possibile che nelle prossime gare vada meglio.
PRIMO TEMPO
Da incubo il battesimo della Bosnia con i Mondiali: due minuti e Messi batte una punizione da sinistra verso il centro, Rojo sfiora di testa e Sead Kolašinac infila la propria porta per il terzo autogol in dieci partite e qualche secondo. Sfortunata la deviazione del terzino dello Schalke 04, che quasi nemmeno si accorge del pallone. Superato il momento di stordimento la Bosnia inizia a ragionare e dispensare calcio, Misimovic si infila in mezzo ai tanti difensori argentini e Hajrovic lo serve con una gran palla, Romero deve uscire alla disperata per anticipare l’ex giocatore del Wolfsburg ora in Cina. La partita è molto fisica, gli interventi duri non si sprecano e questo favorisce soprattutto i balcanici, bravi a bloccare le fonti di gioco avversarie e non far arrivare palloni ai due attaccanti (che, peraltro, ci mettono del loro a “sparire” dietro a Spahic e Bicakcic), per rivedere un tentativo argentino bisogna attendere il 31′, quando Maxi Rodríguez calcia malamente alto, meglio fa Mascherano dopo una rabona di Di María respinta con un tiro da fuori sul quale Begovic ci mette i pugni. Al 33′ si vede per la prima volta anche Edin Deko, girandosi bene al limite e calciando alto di sinistro, la parte conclusiva del primo tempo è quasi tutta di marca bosniaca e al 41′ Romero compie un grande intervento su colpo di testa di Lulic, andato a impattare un calcio d’angolo dalla destra.
SECONDO TEMPO
Sabella si rende conto che molte (troppe) cose non vanno e cambia: fuori Campagnaro e il quasi mai visto Maxi Rodríguez, dentro Gago e soprattutto Higuaín, si torna quindi al 4-3-3 utilizzato praticamente sempre nei tre anni della sua gestione. Per cambiare la mentalità ci vuole un altro po’ di tempo, e infatti il primo tiro della ripresa lo fa la Bosnia con Hajrovic su punizione (Romero blocca), poi spreca Agüero da buona posizione con un destro altissimo. All’ora di gioco appare Messi con la prima progressione palla al piede riuscita, seppur con un rimpallo fortunoso, l’asso del Barcellona la dà ad Agüero che fallisce un’altra occasione con un rasoterra pessimo. Ciò che gli argentini non sanno è che questa è la prova generale del gol del raddoppio, che arriva al 65′ ed è una perla assoluta: Messi prende palla, duetta con Higuaín, salta secco Spahic con una finta delle sue e dal limite, chiudendo un’azione vista infinite volte in carriera, scarica un mancino perfetto che sbatte sul palo e finisce in rete. L’esultanza rabbiosa dimostra quanto per Lionel Messi questo gol sia una liberazione, e sì che in carriera ne ha fatti altri 392, di cui solo uno ai Mondiali nel 2006 contro la Serbia, adesso anche al Maracanã e in Brasile c’è la sua firma. Ci sono spazi in contropiede per la Selección dopo il 2-0, non sfruttati a dovere specialmente con Agüero, Higuaín invece va vicino al tris con un colpo di testa all’indietro su invito di Messi finito sopra la traversa. All’85’ però i sudamericani tornano ad avere paura perché la difesa viene bucata da un gran filtrante, si inserisce il nuovo entrato Vedad Ibiševic e il suo tocco inganna Romero che si fa passare il pallone sotto le gambe. 2-1 e partita riaperta con cinque minuti più recupero da giocare, vissuti con enorme terrore e una moltitudine di palloni persi, l’unico lucido è il solito Messi, al quale tocca l’ultima chance prima del fischio finale con un destro sull’esterno della rete.
I tre punti vanno all’Argentina ed è una vittoria che va ben oltre il mero dato della classifica, perché l’albiceleste non poteva fallire il debutto in terra brasiliana, alla pari del suo grande campione. Aver vinto, seppur non con una grande prestazione, è un incentivo favoloso e l’aver superato l’avversario all’apparenza più ostico potrebbe significare un girone in discesa, contro l’Iran però ci si aspetta qualcosa di più sotto il profilo della produzione offensiva. Per la Bosnia appuntamento rimandato con la prima vittoria ai Mondiali, magari contro la Nigeria il 21 giugno.
IL TABELLINO
Argentina (5-3-2): Romero; Zabaleta, Campagnaro (46′ Gago), Garay, F. Fernández, Rojo; Maxi Rodríguez (46′ Higuaín), Mascherano, Di María; Messi, Agüero (87′ Biglia). Commissario tecnico: Sabella
Bosnia (4-2-3-1): Begovic; Mujda (69′ Ibiševic), Bicakcic, Spahic, Kolašinac; Bešic, Hajrovic (71′ Višca); Pjanic, Misimovic (74′ Medunjanin), Lulic; Deko. Commissario tecnico: S. Sušic
Arbitro: Joel Aguilar della federazione salvadoregna (Torres – Zumba; Haimoudi)
Reti: 3′ aut. Kolašinac, 65′ Messi, 85′ Ibiševic (B)
Ammoniti: Rojo (A), Spahic (B)
[Immagine presa da fifa.com]