Nelle scorse settimane, prima e dopo la finale di Europa League, si è parlato molto della celebre “maledizione di Béla Guttmann”, lanciata dall’ex allenatore del Benfica nel lontano 1962, secondo la quale i lusitani non sarebbero più diventati Campioni d’Europa per cento anni. Beh, sembra che il “malocchio” si stia allargando in generale, perché la serie di trofei persi dalle Aquile quest’anno ha del clamoroso, e poche ore fa è stato raggiunto un curioso e negativo “triplete al contrario”…
Il 4 maggio il Benfica era in una situazione virtualmente fantastica: primo nella Liga Sagres con quattro punti di vantaggio sui rivali del Porto e l’imbattibilità in campionato, qualificato alla finale di Europa League contro il Chelsea e alla finale della Taça de Portugal contro la matricola Vitória Guimarães. Bastava pochissimo per vincere tre trofei entro la fine del mese, invece è stato l’inizio di un incubo terrificante. Il 6 maggio il distacco in classifica si era ridotto a due punti per il pari al Da Luz contro l’Estoril, ma la situazione era ancora relativamente tranquilla perché nello scontro diretto al Dragão c’era la possibilità di ottenere due risultati su tre, il pari per mantenere la leadership e la vittoria per festeggiare il titolo sul campo dei rivali. Invece, nonostante il vantaggio ospite firmato da Lima, il Porto ha rimontato, pareggiando con un autogol di Maxi Pereira e trovando al 92′ il gol della vittoria e del sorpasso con un sinistro a incrociare dal limite dell’area di Kelvin, messo in campo tredici minuti prima da Vítor Pereira nel disperato tentativo di trovare il 2-1. Quattro giorni dopo ecco l’altro fattaccio: all’Amsterdam ArenA un altro 2-1 condanna le Aquile, nuovamente con un gol nel recupero, stavolta di Ivanovic (dopo lo 0-1 di Torres e l’1-1 di Cardozo su rigore), che regala al Chelsea l’Europa League e al Benfica il secondo dramma sportivo nel giro di neanche cento ore. Il campionato portoghese nel fine settimana successivo va ovviamente al Porto, che batte senza problemi il Paços Ferreira, e per il Benfica l’unica speranza per sollevare quantomeno un trofeo, in una stagione ottima per otto mesi e mezzo ma diventata tragica in dieci giorni, era rappresentata dalla finale della Taça de Portugal, in programma nella giornata di ieri contro il Vitória Guimarães, squadra che in bacheca contava solamente una Supercoppa del lontano 1988. All’Estádio Nacional di Oeiras l’inizio è tutto per il Benfica, che si porta in vantaggio alla mezz’ora con un gol fortuito di Nicolás Gaitán, a segno senza volerlo su rinvio sbagliato di un difensore avversario. È il segnale che la fortuna ha girato? Ovviamente no: a undici minuti dalla fine l’ex portiere della Roma Artur sbaglia il rinvio, palla giocata dentro per Soudani (in fuorigioco) che di destro fa 1-1. Supplementari? Neanche per sogno: centodiciotto secondi dopo Ricardo Pereira parte in progressione, ne salta due e conclude con il sinistro dal limite, il tiro è lento e neanche tanto angolato ma viene leggermente sporcato da Luisão che mette nuovamente fuori causa Artur. Jorge Jesus ha di nuovo l’espressione incredula vista a Oporto e Amsterdam, i tifosi sono in lacrime, il Vitória Guimarães vince incredibilmente la Taça de Portugal e il Benfica, per usare un’espressione cara al loro connazionale José Mourinho, rimane con “zero tituli”, persi tutti e tre negli ultimi dieci minuti di gioco in poco più di due settimane, un folle suicidio che ricorda molto quello del Bayer Leverkusen stagione 2001-2002, capace di perdere la Bundesliga buttando via cinque punti e facendosi rimontare dal Borussia Dortmund, la DFB-Pokal in finale contro lo Schalke 04 e la Champions League in finale contro il Real Madrid con il famoso gol in girata di Zidane. La prossima stagione in casa Benfica faranno bene a prendere un esorcista, assieme a qualche giocatore…
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