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Arsenal 2017-2018

Si sono dimezzate le squadre italiane in Europa League, ma ne restano ancora due che possono puntare alla finale di Lione: dopo aver analizzato la Dinamo Kiev, sfidante della Lazio (vedi articolo), ora è la volta dell’Arsenal che alle 19 giocherà l’andata degli ottavi di finale contro il Milan.

Quarta volta che Milan e Arsenal si affrontano: il bilancio vede un perfetto equilibrio per quanto riguarda le partite (due vittorie per parte e due pareggi) ma una leggera predominanza rossonera per quanto riguarda l’esito dei doppi confronti. Prima volta in Supercoppa Europea 1994-1995, con 0-0 a Highbury e 2-0 al Meazza con i gol di Zvonimir Boban e Daniele Massaro, a dare la coppa ai rossoneri quella sera (8 febbraio 1995) in una rarissima maglia gialla. Nel 2007-2008 si vendicano i Gunners, vincendo 0-2 nel finale a Milano dopo lo 0-0 dell’andata e qualificandosi ai quarti di finale di Champions League, dove invece ci va la squadra allenata da Massimiliano Allegri nel 2011-2012 al termine di un ottavo incredibile: all’andata dominio rossonero e 4-0 targato Kevin-Prince Boateng, Robinho (doppietta) e Zlatan Ibrahimović, al ritorno i londinesi si portano sul 3-0 in un tempo ma nella ripresa non riescono a trovare il quarto gol per i tempi supplementari.

LA STAGIONE EUROPEA

Fuori dalla Champions League per la prima volta dalla stagione 1998-1999, l’Arsenal ha iniziato l’Europa League come principale favorita ma non è che abbia incantato. Ha vinto il Gruppo H, con tredici punti frutto di quattro vittorie, un pareggio e una sconfitta, segnando quattordici gol e subendone quattro contro avversari non proprio ostici (BATE Borisov, Colonia e Stella Rossa), poi ai sedicesimi ha incrociato la grande sorpresa della prima fase, la squadra svedese dell’Östersunds, superata per 0-3 all’andata ipotecando teoricamente la qualificazione, rimessa in discussione all’Emirates beccando due gol in un minuto e rischiando fino all’1-2 di Sead Kolašinac che ha evitato ulteriori guai ma non l’ennesima contestazione.

LA SQUADRA

Chi dice che questo sia il peggior Arsenal della storia recente non si sbaglia. Il “colpevole”, almeno agli occhi dei tifosi, è Arsène Wenger, in carica dall’1 ottobre 1996 e non più sopportato per la gestione pressoché disastrosa degli ultimi anni. In porta, almeno a livello europeo, c’è David Ospina e non Petr Čech, uno dei cambi frequenti del manager alsaziano che però non potrà disporre sicuramente di Pierre-Emerick Aubameyang (acquisto del 31 gennaio, non poteva essere inserito nella lista UEFA) e quasi certamente anche di Alexandre Lacazette (infortunato). In attacco, ceduti anche Olivier Giroud e Alexis Sánchez, resta Danny Welbeck, uno dei più contestati della rosa, spesso falcidiato dagli infortuni e autore di appena cinque gol in stagione. Henrikh Mkhitaryan e Mesut Özil aggiungono opzioni a livello offensivo e sono i due elementi più pericolosi, poi Wenger sta provando a recuperare Aaron Ramsey e Jack Wilshere ma con risultati intermittenti, mentre Alex Iwobi gioca spesso titolare pur risultando inadatto a questi palcoscenici. Il punto debole, oltre alla punta obbligata, è la difesa: con Héctor Bellerín e Nacho Monreal infortunati (è abitudine che verso marzo comincino a esserci vari problemi fisici nella rosa) andrà adattato un terzino destro (Calum Chambers, più centrale che laterale) e a sinistra ci sarà Kolašinac, con i due marcatori Laurent Koscienly e Shkodran Mustafi che non garantiscono troppa solidità.

IL COMMENTO FINALE

L’Arsenal si può definire una nobile decaduta del calcio inglese, grande solo per nome ma di certo non per la stagione che sta disputando. Su quattordici partite giocate nel 2018 ne ha perse ben otto, il doppio di quelle vinte, ed è reduce da quattro sconfitte consecutive che hanno fatto precipitare la squadra a -13 dal quarto posto in Premier League. L’unico modo realistico per rientrare in Champions League è quindi dato da questa Europa League, di fatto forse anche l’unica possibilità per Wenger di evitare ulteriori critiche (ma non è detto che lasci a fine stagione: è talmente potente all’interno della società che decide da solo o quasi). Il Milan si trova davanti un avversario stordito, criticato, rimaneggiato e pure statisticamente destinato a uscire dalle competizioni europee in questo momento della stagione (dal 2010-2011 è sempre uscito agli ottavi di finale, seppur in Champions League): non approfittarne, soprattutto vista la forma attuale dei rossoneri, sarebbe un delitto.

[Immagine presa da sillyseason.com]