Comincia la marcia di avvicinamento alla grande finale di Champions League in programma questo sabato all’Estádio Da Luz di Lisbona: per iniziare a sapere qualcosa di più sulle due squadre arrivate all’atto conclusivo ecco la presentazione della prima finalista, l’Atlético Madrid.
Sabato l’Atleti ha fatto l’impresa, tornando a vincere la Liga diciotto anni dopo l’ultima volta, ma adesso è tempo di mettere la ciliegina sulla torta di una stagione favolosa e forse irripetibile con il trionfo continentale. Aver vinto il campionato era considerata una mission impossible a inizio stagione e nemmeno a Natale, quando i colchoneros erano comunque in testa alla Liga col Barcellona, c’era la convinzione di poter rompere il duopolio di Barça e Real, poi con il passare delle giornate il sogno è diventato sempre più possibile e alla fine, nonostante una sconfitta e due pareggi nelle ultime tre giornate, il club guidato dal Cholo Simeone si è ripreso il trono di Spagna. Una stagione favolosa di una squadra che è diventata favolosa grazie soprattutto alle invenzioni dell’allenatore argentino, capace di trasformare giocatori di buon livello in top mondiali e di aumentare l’asticella dei risultati l’anno dopo aver venduto Radamel Falcao, il giocatore simbolo dei trionfi in Europa League e Supercoppa Europea del 2012, oltre che della Copa del Rey di dodici mesi fa. L’Atlético ha fatto tanti miracoli e smentito tanti pronostici negativi da agosto a sabato scorso, adesso è giunta l’ora di fare l’ultimo passo per la gloria eterna.
Il cammino in Europa
I colchoneros sono stati tra i primi a qualificarsi aritmeticamente per la fase a eliminazione diretta di Champions League, ottenendo quattro vittorie nelle prime quattro partite che hanno messo in cassaforte la qualificazione e il primo posto, entrambi ufficiali con due turni d’anticipo. Dopo il successo iniziale contro lo Zenit (3-1) l’Atlético ha espugnato il Dragão con un 2-1 ai danni del Porto, prima di demolire l’Austria Vienna (0-3 esterno e 4-0 al Vicente Calderón), nelle ultime due giornate nonostante l’ampio turnover gli spagnoli sono rimasti imbattuti, pareggiando 1-1 a San Pietroburgo ed eliminando il Porto nel 2-0 della giornata conclusiva della fase a gironi. Agli ottavi è toccato al Milan venire spazzato via dall’armata biancorossa, 0-1 al Meazza con gol ovviamente di Diego Costa sugli sviluppi di un calcio piazzato (marchio di fabbrica, come si è visto anche al Camp Nou nell’ultima giornata di Liga) e 4-1 a Madrid praticamente senza storia nonostante il momentaneo 1-1 di Kaká. Ai quarti ecco uno dei grandi punti di svolta della stagione: primo derby, contro il Barcellona, e pareggio per 1-1 al Camp Nou con golazo di Diego ripreso da Neymar, al ritorno inizio folgorante dei rojiblancos con vantaggio di Koke e altre tre occasioni nitide per raddoppiare, l’1-0 è durato sino alla fine e probabilmente in quella serata si è capito che questa squadra aveva raggiunto un livello di maturità tale da costruire qualcosa di straordinario. Prima di arrivare a Lisbona c’era da superare un ostacolo “portoghese”, ossia il Chelsea di Mourinho, lo 0-0 del Calderón con gli inglesi tutti chiusi dietro non era un grandissimo risultato ma al ritorno, pur essendo passato sotto con il gol dell’ex Fernando Torres, l’Atlético ha rimontato vincendo 1-3 con una sensazionale prova di forza, conquistando il pass per la finale a quarant’anni dalla precedente partecipazione.
Come arriva la squadra alla finale
A livello di motivazioni e carica la vittoria in Liga è stata un’iniezione di fiducia insuperabile, l’Atlético arriva caricato a mille e negare la tanto desiderata Décima ai cugini del Real avrebbe un valore storico non di poco conto, perché per anni i tifosi biancorossi hanno vissuto nell’ombra dei rivali blancos e potersi prendere una rivincita totale sarebbe impagabile. Diego Pablo Simeone, senza discussione il miglior allenatore della stagione, non avrà problemi a dare le giuste motivazioni ai suoi giocatori, ciò che preoccupa è la forma fisica, perché alcuni pilastri potrebbero non esserci, su tutti il bomber Diego Costa uscito nuovamente anzitempo per un problema muscolare al Camp Nou, così come Arda Turan, che dei due al momento è quello con le maggiori possibilità di scendere in campo al Da Luz. Rispetto al cosiddetto equipo de memoria (Thibaut Courtois in porta, linea difensiva formata da Juanfran, Diego Godín, João Miranda e Filipe Luís, centrocampo con Gabi, Koke e Tiago più i due in dubbio e David Villa) potrebbero esserci un paio di novità, ossia uno o due tra Diego Ribas (meteora juventina, alla pari di Tiago, e tra i tanti rigenerati da Simeone), Raúl García (vero e proprio dodicesimo uomo stagionale) e Adrián López (per gran parte dell’annata ultima scelta in attacco ma riproposto nei momenti decisivi con grandi risultati come il gol a Stamford Bridge), questo perché dopo aver giocato fino a dicembre quasi sempre con la stessa formazione sono stati aggiunti alcuni innesti (a gennaio, oltre a Diego, è stato preso José Sosa dal Metalist Kharkiv, usato spesso come arma a partita in corso) per far ruotare un gruppo che, in ogni caso, è stato spesso sempre uguale.
I favori del pronostico, per tanti motivi, ce li ha il Real Madrid, ma quest’anno tante volte l’Atlético ha saputo ribaltare le previsioni della vigilia e trionfare contro tutto e tutti, i colchoneros ci riproveranno anche sabato a Lisbona contando sulle ottime prove fornite nelle due gare di campionato (0-1 al Bernabéu e 2-2 casalingo, in Copa del Rey invece le merengues hanno vinto le due semifinali) e sull’entusiasmo dato dalla Liga appena vinta. L’appuntamento con la storia non passa tutti gli anni e l’ultima volta che dalle parti del Manzanares si festeggiò fu nel 1996 con il campionato e la Copa del Rey, questa squadra adesso ha la possibilità di entrare nella leggenda ancor più del mitico squadrone allenato da Radomir Antic, nel quale Diego Pablo Simeone era l’indiscusso leader del centrocampo.
[Immagine presa da uefa.com]