L’alto numero di conclusioni fuori dallo specchio da parte della Juventus è un dato che assume significato se contestualizzato alle dinamiche della partita. Quella che si è vista è una squadra infatti con poche soluzioni negli ultimi trenta metri e quasi incapace di spaventare sul serio, una vera tendenza dell’ultimo periodo, forse dell’intero inizion di stagione, mascherato però fino ad ora in Champions League. La gara si conclude con uno 0-0: molta tattica, poche emozioni.
Primo Tempo
Non c’è un grande turnover a fungere da alibi, anzi, la Juventus scesa in campo è forse quanto di più vicino si possa immaginare come 11 titolare: buffon, barzagli, bonucci, chiellini, cuadrado, khedira, marchisio, pogba, sandro, mandzukic morata. Se nelle scorse uscite quello che sulla carta era un 3-5-2 ha ricordato spesso sul campo un 4-3-3 se non un 4-4-2, molto simile in realtà alla zona mista che molti ricorderanno con nostalgia, oggi sul campo ha assunto per lo più le forme del modulo sopracitato. I bianconeri sono una squadra camaleontica, capace di cambiare forma, ed hanno affrontato un’altra squadra tale per certi versi ma con delle differenze, il Borussia Monchengladbach. Il modulo scelto dagli ospiti è infatti un 4-4-2 capace di assumere forme diverse nel corso della gara a seconda degli atteggiamenti tattici. Il primo tempo dei tedeschi si caratterizza infatti dalla volontà di non rinunciare al gioco come mostrato dal tentativo di creazione di diverse linee di passaggio tramite il posizionamento degli uomini in campo, molto mobili. I Bianconeri invece si mostrano inizialmente più “classici”, procedendo con la solita costruzione bassa della manovra e cercando poi di affidare i compiti di creazione soprattutto a Cuadrado e alle verticalizzazioni verso i due attaccanti. Il problema è che la coppia Morata-Mandzukic non funziona e si dimostra forse non la scelta migliore, più adatta con altri sistemi di gioco ed incapace di vivere da sola come era in grado di fare la coppia Morata-Tevez, in maniera simile a quanto mostrato da Morata-Zaza. Lo schema “cercacuadrado” poi non si dimostra efficace come contro il Siviglia dove i bianconeri riuscivano spesso ad isolare il colombiano per l’1 vs 1 mettendolo nelle condizioni di far male. La reale occasione da gol arriva, non casualmente, al 38’ da un errore di Dominguez in disimpegno seguito da un fallo dello stesso ai danni di Morata. L’arbitro sceglie il cartellino giallo ma è giusto recriminare e così ci si avvia sul termine del primo tempo.
Secondo Tempo
Se i ritmi rimangono abbastanza lenti, condizionati da una mancanza di pressing deciso, ciò che cambia è l’atteggiamento della squadra ospite. Prima si difendeva ovviamente ma non rinunciando a tenere un baricentro in grado di permettere una buona costruzione del gioco recuperata la palla, ora invece si abbassa optando palesemente a chiudere gli spazi. Per la Juve la partita si fa più dura ed i pochi risultati della coppia d’attacco fanno pensare ad Allegri il cambio anche se non aiuterà. Al 70’ entra Zaza infatti, al posto del Croato, laddove ci si aspettava per questioni tattiche l’ingresso di Dybala, avvenuto solo all’81’ al posto di Morata. Da registrare anche l’ingresso di Pereyra per un Cuadrado non trasbordante come nelle precedenti uscite, anch’egli non al meglio ma scelto probabilmente per la capacità di saltare l’uomo e per portare freschezza in attacco. Questa non arriva ed anche la seconda parte di gara resta piazza e senza occasioni da rete, escludendo tiri deviati dalla difesa, conclusioni fuori bersaglio, falli in attacco ed errori individuali. La squadra tedesca allo stesso modo è quasi nulla e la Juve oltre al punto si porta a casa uno sterile dominio territoriale. Non è un punto che serve veramente così come non serve quello della gara di San Siro. La situazione nel girone europeo è certamente molto buona ma la squadra ha bisogno di certezze e convinzione per sperare in una rimonta in campionato, cose che sperava di ottenere già oggi.