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Dopo aver visto i fantasmi della sconfitta per mano dei rivali cittadini il Real Madrid riesce a riprendere la finale al 93′ con Sergio Ramos e dilagare nei supplementari vincendo 4-1, conquistando la decima Champions League della sua storia.

 

Per dodici lunghissimi anni è stata un’ossessione, adesso è tutto vero: il Real Madrid si prende la tanto agognata Décima Champions League e riscrive l’albo d’oro. La festa nella notte di Lisbona arriva al termine di una finale agonica, dove per larghi tratti sembrava potersi compiere il grande miracolo dell’Atlético Madrid, arrivato a due minuti e diciassette secondi da un capolavoro forse irripetibile. Poi è sbucata la testa di Sergio Ramos, già decisivo due volte in semifinale a Monaco di Baviera, e la storia ha preso un’altra direzione, diventata definitiva poco più tardi durante i supplementari a senso unico. Un trionfo leggendario perché le merengues aumentano la propria leadership nella Champions, portandosi in doppia cifra e proseguendo una tradizione interrotta nel 2002 a Glasgow, quando Zidane stese il Bayer Leverkusen. Stavolta l’uomo decisivo è stato mister cento milioni di euro, Gareth Bale, già autore della perla in finale di Copa del Rey contro il Barcellona circa quaranta giorni fa e apparso al momento giusto per siglare il primo vantaggio del Real, dopo aver sprecato due facili opportunità nel corso dei tempi regolamentari. Adesso, sì, non c’è più alcun dubbio: l’investimento a otto zeri di Florentino Pérez ha avuto eccome un senso, perché il gallese è stato determinante per i due trofei conquistati dai blancos, mettendo a tacere tutti i critici che discutevano la cifra pagata al Tottenham. Non è solo il trionfo di Bale, di Florentino o di Cristiano Ronaldo (protagonista a dirla tutta marginale della serata, ancora convalescente dopo l’infortunio, ma a segno dal dischetto sull’ultimo pallone della partita giusto per entrare nel tabellino dei marcatori) quanto fortemente quello di Carlo Ancelotti, che raggiunge a quota tre successi Bob Paisley, manager del Liverpool campione d’Europa negli anni 1977, 1978 e 1981, c’è quindi anche un tocco d’Italia nella festa della metà bianca di Madrid. L’altra parte, quella dei colchoneros, ha sognato fino al 93′ prima di essere bruscamente risvegliata, e per un curioso quanto atroce scherzo del destino sono ancora gli attimi finali a impedire all’Atlético di vincere la coppa, come nel 1974 quando a pochi istanti dalla fine dei supplementari arrivò il pareggio del Bayern Monaco che comportò la prima (e unica) ripetizione di una finale, persa 4-0. Di certo però la storia più bella di questa stagione calcistica, quella del magnifico collettivo guidato da Diego Pablo Simeone, non potrà essere cancellata nonostante l’epilogo negativo, e in ogni caso resta la gioia per aver riconquistato la Liga diciotto anni dopo l’ultima volta. Al Da Luz per il primo derby cittadino nella storia delle finali di Champions League i due club madrileni ci arrivano facendo i conti con diversi giocatori in difficoltà fisica, alla fine recuperano Benzema e Cristiano Ronaldo nel Real Madrid oltre a Diego Costa nell’Atlético, solo panchina per Pepe mentre Arda Turan va in tribuna, per il resto ovviamente ci sono tutti i titolari, a eccezione di Xabi Alonso squalificato. Grande spettacolo a Lisbona, invasa da una marea di tifosi provenienti dalla capitale spagnola.

PRIMO TEMPO
Il “miracoloso” recupero di Diego Costa non dura nemmeno dieci minuti, l’ispano-brasiliano dice basta al 9′, confermando che la lesione muscolare accusata sabato scorso al Camp Nou era irrecuperabile nonostante tutti i trattamenti fatti in settimana. Ci vuole un po’ per vedere le due squadre carburare, il Real Madrid prova a giocare di rimessa aspettando l’avversario, ma l’Atlético non si scompone e mantiene la sua ottima disposizione tattica. Al 28′ primo momento interessante quando su calcio di punizione Cristiano Ronaldo chiama in causa Courtois, costretto comunque a una facile parata, poco dopo una mischia in area Real viene risolta a fatica dai difensori blancos e nella giocata successiva un erroraccio di Tiago fa involare Bale, il cui sinistro da dentro l’area termina incredibilmente sul fondo quando ormai il più sembrava fatto. Non segna il Real e allora colpisce l’Atlético, con una leggerissima variante di uno dei suoi marchi di fabbrica stagionali: non gol di testa su calcio d’angolo ma gol di testa su calcio d’angolo respinto, ossia corner di Gabi, respinta di Varane, palla rimessa in mezzo da Juanfran verso Diego Godín che incorna, Casillas esce a caso e cerca un recupero alla disperata ma quando respinge il pallone, peraltro addosso a Raúl García, è già 0-1. Seconda rete consecutiva per il centrale uruguayano, ancora decisivo come a Barcellona. Le giocate aeree preparate sono state decisive per far arrivare l’Atlético Madrid a Lisbona, e per poco al 41′ Adrián non punisce ancora Casillas sempre di testa su corner, palla in questo caso alta ma all’intervallo i colchoneros ci vanno lo stesso avanti.

SECONDO TEMPO
Nessun ulteriore cambio, primo squillo rojiblanco con una girata alta di Raúl García, Cristiano Ronaldo invece si fa notare ancora su punizione, traiettoria in questo caso un po’ più insidiosa della precedente, anche per via di una deviazione, e Courtois smanaccia in angolo. L’Atlético va vicino al raddoppio con un tiro di Adrián sporcato sul fondo dal tocco di un difensore del Real, di fatto questa rimarrà l’ultima giocata offensiva biancorossa di tutta la finale perché l’ultima mezz’ora diventa un totale assedio delle merengues, alla disperata ricerca del pareggio. Comincia un cross di Sergio Ramos soltanto sfiorato da Cristiano Ronaldo, prosegue un tiro di Isco (subentrato a Khedira) a lato, tra il 73′ e il 79′ la squadra di Ancelotti compie il massimo sforzo ma viene frustrata in tutti i suoi tentativi, due volte per conclusioni sul fondo (Bale dal limite e CR7 in acrobazia), una volta per errori propri (Bale parte di nuovo in progressione tirando malissimo di punta davanti a Courtois) e infine per un prodigio di un avversario (Godín, con un intervento provvidenziale per murare Isco, autore di un aggancio mondiale a centro area). È un vero e proprio assedio alla porta di Courtois, attraversata all’84’ da un cross da sinistra rimesso dentro da Carvajal prima dell’intervento del portiere belga, su un’altra giocata simile Cristiano Ronaldo di testa ripropone in mezzo e Juanfran anticipa Marcelo. Ci sono cinque (forse troppi) minuti di recupero, al Real serve solo una preghiera, che arriva al 93′: angolo di Modric, testa di Sergio Ramos, Courtois si tuffa ma non basta, è il pareggio. Alla gioia totale dei blancos si contrappone la disperazione degli avversari: è qui che si è decisa la finale, i supplementari fin da subito hanno tutta l’impressione di essere un film già scritto.

TEMPI SUPPLEMENTARI
Si riprende a giocare per un’ulteriore mezz’ora, o meglio il Real Madrid torna in campo per cercare il 2-1, visto che l’Atlético dopo aver lottato per novanta minuti non ne ha più e la mazzata del pareggio subito in pieno recupero brucia ancora terribilmente. Simeone protesta con l’arbitro prima e dopo il primo supplementare, al tecnico argentino a questo punto i rigori andrebbero benissimo, per venti dei trenta minuti di extra time i tiri dal dischetto appaiono inevitabili, poi Di María (favoloso come sempre) si inventa uno spunto dal nulla e ne lascia due sul posto, tocco di punta per ingannare Courtois che riesce a parare anche questa, la palla si impenna e diventa facile facile per il colpo di testa di Gareth Bale, da pochi passi a porta vuota. Real Madrid in vantaggio, la storia della partita è totalmente capovolta in poco tempo, la gara adesso è tutta in discesa per le merengues, nonostante un’altra uscita a vuoto di Casillas rischi di rovinare tutto, con Tiago che non riesce ad approfittare del regalo mandando alto. Al 118′ Marcelo penetra nella difesa biancorossa, ormai ferma, e di sinistro chiude i conti con Courtois stavolta non perfetto, c’è tempo prima del triplice fischio persino per il 4-1, Juanfran fa fallo su Cristiano Ronaldo che così ha la possibilità di segnare nella sua città (ma non nel suo stadio, essendo lui cresciuto nello Sporting) e non sbaglia dal dischetto terminando con diciassette gol stagionali solo in Champions. Chiusura nervosa: Varane e Simeone si beccano, c’è bisogno di un paio di minuti per riportare la calma in campo.

Iker Casillas alza la coppa al cielo, il Real Madrid è campione d’Europa e il 2014 diventa l’anno della Décima, conquistata dopo diversi tentativi e tre anni di eliminazioni consecutive in semifinale. Si chiude così la cinquantanovesima edizione della Champions League, dominata dal calcio spagnolo capace di portare due squadre in finale per la seconda volta, dopo il 2000 dove proprio il Real superò il Valencia per 3-0. Sarà un altro derby tutto iberico per la Supercoppa Europea: ad agosto Real Madrid e Siviglia si sfideranno per aprire la nuova stagione del calcio europeo.

IL TABELLINO
Real Madrid (4-3-3):
Casillas; Carvajal, Sergio Ramos, Varane, Fábio Coentrão (59′ Marcelo); Modric, Khedira (59′ Isco), Di María; Bale, Benzema (79′ Morata), Cristiano Ronaldo. Allenatore: Ancelotti
Atlético Madrid (4-4-2): Courtois; Juanfran, Godín, Miranda, Filipe Luís (83′ Alderweireld); Raúl García (66′ Sosa), Gabi, Tiago, Koke; Villa, Diego Costa (9′ Adrián López). Allenatore: Simeone
Arbitro: Björn Kuipers della federazione olandese (van Roekel – Zeinstra; Çakir; van Boekel – Liesveld)
Reti: 36′ Godín (A), 93′ Sergio Ramos, 110′ Bale, 118′ Marcelo, 120′ rig. Cristiano Ronaldo
Ammoniti: Raúl García, Miranda, Villa, Juanfran, Koke, Gabi, Godín (A), Sergio Ramos, Khedira, Marcelo, Cristiano Ronaldo, Varane (R)

[Immagine presa da uefa.com]