Il folletto belga Mertens sarà insignito della cittadinanza onoraria a giugno, un riconoscimento che celebra il suo profondo legame con Napoli
A giugno, Dries Mertens riceverà ufficialmente la cittadinanza onoraria di Napoli, un gesto simbolico ma profondamente significativo che sancisce il legame indissolubile tra il calciatore belga e la città partenopea. A riportarlo è Il Mattino, sottolineando come questo riconoscimento rappresenti molto più di una semplice onorificenza: è il tributo di Napoli a uno dei suoi idoli più amati, non solo per quanto fatto in campo, ma anche per l’amore dimostrato fuori dal rettangolo di gioco.
Nonostante l’addio al Napoli nell’estate del 2022, Mertens non ha mai davvero lasciato la città. Ancora oggi, infatti, torna spesso a soggiornare nella sua storica abitazione a Palazzo Donn’Anna, nel cuore di Posillipo, dove ha vissuto per anni durante la sua esperienza in maglia azzurra. Per molti tifosi, Dries è rimasto “Ciro”, soprannome affettuoso con cui è stato ribattezzato dai napoletani e che lui ha fatto suo con orgoglio.
AMORE PER NAPOLI
L’amore per Napoli è così radicato nella vita di Mertens che ha deciso di trasmetterlo anche alla sua famiglia. Non a caso, ha scelto di chiamare suo figlio proprio Ciro, un nome profondamente legato alla cultura e alla tradizione napoletana. Una scelta che non è stata casuale, ma fortemente voluta dal calciatore per onorare l’esperienza vissuta nella città che lo ha adottato. Mertens ha raccontato che, sapendo di dover lasciare Napoli, desiderava che il figlio portasse con sé per sempre un segno tangibile di quella meravigliosa avventura. Anche sua moglie, inizialmente perplessa, ha poi condiviso con entusiasmo questa decisione, accogliendo con affetto il legame speciale che li unisce a Napoli.
Il conferimento della cittadinanza onoraria, dunque, non fa che rafforzare un rapporto già profondo e sincero. Mertens non è stato solo il miglior marcatore della storia del Napoli, ma anche un simbolo di appartenenza, umanità e amore per una città che lo ha accolto come un figlio. E chissà che, una volta terminata la carriera, non possa tornare a vivere stabilmente all’ombra del Vesuvio, dove il cuore – e ora anche il nome del figlio – lo richiamano con forza.